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Si è svolta nel torrido pomeriggio di ieri, presso Sala Conferenze del Museo Civico di Gerace, la presentazione del libro “Un Vescovo al rogo” di Salvatore Futia.
In occasione del 60° anniversario della nomina a Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace di Mons. Luigi Maria Pacifico Perantoni, il professor Futia – autore in passato, tra gli altri, de Lo scandalo delle Officine Meccaniche Calabresi, Locri e Gerace nella storia e Lo scandalo della Banca Popolare di Gerace M. – ha ripercorso infatti vicende umane e pastorali del discusso presule, tutt’oggi considerato “colpevole” da molti geracesi del trasferimento a Locri della sede vescovile avvenuto nel 1954. Il periodo durante il quale Perantoni ressela Diocesi di Locri-Gerace – dal 1952 al 1962 – fu tra l’altro un decennio di grandi trasformazioni socioeconomiche e culturali per l’intera Locride: nel suo lavoro, Futia ne delinea dunque anche un affresco della società locridea e del contributo di Mons. Perantoni alla sua metamorfosi, sostenendone i pregi e non tacendone i difetti.
Ad aprire la serata – moderata dalla giornalista Raffaella Rinaldis – è stato il Sindaco di Gerace, Giuseppe Varacalli, il quale ha sottolineato l’importanza del tema oggetto del libro, «una pagina di storia ancora aperta e una ferita ancora pulsante nell’animo dei geracesi, che la discussione di questa sera, grazie al prezioso contributo dell’autore e del professor D’Agostino, consentirà a sviscerare in tutte le sue componenti: storiche, sociali, umane e religiose».
Ha introdotto i lavori e tratteggiato il quadro storico e sociale nel quale si è inserito l’episcopato di Perantoni, il professor Enzo D’Agostino, storico della Diocesi di Locri-Gerace, evidenziando come la questione del trasferimento della sede vescovile da Gerace a Locri sia addirittura da far risalire all’indomani del terremoto che nel 1783 devastò gran parte della Calabria. Secondo D’Agostino, da quel momento e fino all’effettivo trasferimento, la questione tornò ciclicamente alla ribalta, anche se lo storico ha escluso che Perantoni fosse arrivato a Gerace con il preciso mandato di provvedere a dare finalmente esecuzione al tutto.
Il professor Futia – dopo aver reso omaggio al coraggio dell’Amministrazione Comunale nell’accettare di promuovere un’iniziativa che si scontra tuttora con il sentore comune della comunità geracese – ha voluto concentrarsi sulla figura umana e pastorale di Mons. Luigi Maria Pacifico Perantoni, convinto che «il giudizio sulla sua persona e sul suo operato non possa essere effettuato solo alla luce della vicenda del trasferimento della sede vescovile».
Una tesi in realtà non proprio condivisa dal numeroso pubblico accorso, tra i quali alcuni testimoni diretti dei fatti citati nel libro, su tutti il giuramento di non trasferire l’episcopio effettuato da Perantoni sulla statua della Madonna dinanzi a una folla di geracesi infuriati dalle continue voci che volevano il vescovo pronto a tutto pur di “abbandonare” Gerace.
Si è dunque aperta una frizzante conversazione allargata tra l’autore e numerosi presenti in Sala, a testimonianza del fatto che il trascorrere di quasi cinquant’anni non è ancora sufficiente per una valutazione concorde né dei fatti storici, né della persona di Luigi Maria Pacifico Perantoni.
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