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Diverse centinaia di persone hanno gremito ieri sera la splendida Piazza delle Tre Chiese di Gerace per assistere alla conversazione tra Vittorio Zucconi – direttore di repubblica.it e Radio Capital, oltre che corrispondente da Washington per la Repubblica – ed il Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, autore insieme ad Antonio Nicaso, de “La giustizia è una cosa seria” (Mondadori, 2011).
E proprio di giustizia e di quanto sia urgente pensarne ed attuarne una seria riforma dei meccanismi si è parlato dopo il saluto iniziale del primo cittadino di Gerace, Giuseppe Varacalli.
Il Sindaco Varacalli ha dapprima rivolto un caloroso benvenuto a Zucconi, augurandosi che il suo breve soggiorno geracese possa essere «solo il primo di una lunga serie» e l’inizio di una sincera amicizia tra il noto giornalista e scrittore e la città di Gerace. «Magari la prossima volta – ha proseguito Varacalli rivolto a Zucconi – potrebbe essere lei, nelle vesti di autore, a presentare un suo libro in questa suggestiva cornice… Annoverarla tra i testimonial di Gerace in Italia e nel mondo ci riempirebbe di gioia».
Il primo cittadino di Gerace ha poi voluto ringraziare pubblicamente Nicola Gratteri per «l’entusiasmo che ha immediatamente dimostrato quando si è incominciato a pensare a questa serata. Penso di poter parlare senza il timore di essere smentito – ha continuato Varacalli – dicendo che la voglia di poter discutere del suo ultimo libro proprio qui nella “sua”, nella “nostra” Gerace, è almeno pari al desiderio di noi geracesi di abbracciarlo affettuosamente».
Il Sindaco di Gerace ha inoltre sottolineato come ogni cittadino geracese non possa fare a meno di ammirare il lavoro che Gratteri porta avanti da anni contro la criminalità organizzata, ma anche il modo in cui porta avanti tale lavoro, individuando i capisaldi dell’attività lavorativa e della cifra umana del pm geracese in «trasparenza, rettitudine morale, un proverbiale puntiglio mai fine a se stesso» e ringraziando l’illustre concittadino per aver scelto, pur lavorando fuori sede, di continuare ad abitare a Gerace, testimoniando così un attaccamento encomiabile alla sua città natale.
La parola è andata poi a Vittorio Zucconi, subito autodefinitosi con un efficace neologismo un «meridionalofilo», estasiato dai sapori e dalle bellezze calabresi. Il direttore di Radio Capital ha voluto immediatamente affermare – suffragato dalla propria esperienza di cittadino italiano da anni residente negli USA – come la giustizia perfetta non esista da nessuna parte, sottolineando però come debba comunque sempre esistere il rispetto per la giustizia «che non significa dover sopportare tutto, anzi…», ma che secondo lui dovrebbe consistere nella certezza che non possa esistere un futuro affidandosi a «scorciatoie criminali e legislative», constatando però come l’ancora troppo basso rischio di condanna sociale rappresenti per troppi nostri compatrioti uno scarsissimo deterrente a non cercare scorciatoie.
Secondo il direttore di repubblica.it – per il quale riguardo alla giustizia e non solo «non esiste una questione meridionale, ma una questione nazionale» – è necessario che gli italiani ritrovino la speranza, che i loro volti si riaccendano di speranza così come appaiono i volti dei libici in queste convulsi giorni: «per fortuna esistono i Gratteri – ha concluso Zucconi – per fortuna la ‘ndrangheta, che così come il cancro finisce per distruggere stupidamente l’organismo che lo fa vivere, è destinata a perdere. Io non faccio più distinzioni ideologiche o di altro tipo, l’unica distinzione che faccio è tra persone per bene e persone per male, tra persone serie e pagliacci, tra buoni e cattivi… e sono convinto che alla fine vincano sempre i buoni».
Ha quindi preso la parola Nicola Gratteri: anche se visibilmente emozionato per l’affetto tributatogli dai tanti geracesi e non solo presenti, il pm geracese è però subito entrato nel vivo del tema della serata, spiegando anzitutto come il suo ultimo libro – scritto insieme con Antonio Nicaso, giornalista e storico delle organizzazioni criminali tra i massimi esperti di ‘ndrangheta al mondo – sia nato con l’intento di fornire un elenco di tutto ciò che è «necessario e alternativo a tutte le modifiche legislative nell’ambito della giustizia di cui si è parlato negli ultimi anni». Gratteri si è concentrato soprattutto sulla necessità di attuare una completa informatizzazione dell’attività giudiziaria e su quella di rivedere il quadro delle circoscrizioni giudiziarie sottolineando come «i tribunali italiani, se fossero delle aziende, sarebbero del tutto fuori mercato», portando efficacemente a suffragio di tale tesi le lungaggini tempistiche e gli sprechi di denaro derivanti da un sistema di notifica di chiusura indagini che – inspiegabilmente, nel 2011 – non si avvale di uno strumento immediato e low cost come la posta elettronica certificata, il sovradimensionamento della Procura Nazionale Antimafia e l’incomprensibile mancato accorpamento del Tribunale di Lamezia Terme a quello di Catanzaro, distante appena una trentina di chilometri, così come del Tribunale di Paola a quello della vicina Cosenza.
Vittorio Zucconi e Nicola Gratteri si sono infine detti d’accordo sui motivi di una mancata riforma della giustizia in tal senso: «quella che manca è la volontà politica di una riforma» ha incalzato il primo; «occorrerebbe meno attaccamento al campanile e al cosiddetto “posto al sole” da parte di politici e amministratori», ha chiosato il secondo.
Anche il pubblico ha avuto la possibilità di intervenire nel dibattito, ponendo una serie di domande ai due protagonisti della serata: nessuno dei due si è tirato indietro davanti agli interrogativi in tema di lotta alla ‘ndrangheta, giungendo alla fine della conversazione pubblica condividendo una serie di urgenti necessità: su tutte, una scuola che smetta di essere un “progettificio” – copyright di Gratteri – e si trasformi in un luogo in cui al mattino si insegnino la storia, la filosofia, eccetera, e che nel pomeriggio tenga i ragazzi, tra i quali molti provenienti da famiglie di ‘ndraghetisti, lontani sia fisicamente che culturalmente dalla ‘ndrangheta e che gli faccia capire che «non è conveniente delinquere».
La domanda di cultura e di informazione, ma anche il bisogno di contatto fisico con chi è in grado di testimoniare la bontà di tali tesi convincendo con i fatti e non affidandosi solo alla retorica delle parole, sono stati evidenziati dalla vastità della platea che ieri sera ha riempito la Piazza delle Tre Chiese di Gerace. Un privilegio che i geracesi (e non solo loro) non hanno – intelligentemente – voluto sprecare.
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