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L’enorme debito accumulato dal Servizio Sanitario in Calabria ha decretato il commissariamento della sanità calabrese. Giuseppe Scopelliti, appena eletto Presidente della Giunta Regionale, assume il ruolo di Commissario ad acta col compito di ripianare il debito.
Questi due importanti ruoli ricoperti da Scopelliti, le sue vicissitudini giudiziarie come ex sindaco di Reggio, quelle del caso Sarlo, i provvedimenti restrittivi a carico di alcuni consiglieri regionali, l’ingerenza della politica, tutto questo e tanto altro ancora, ci consegna un presidente di giunta regionale in perfetta sintonia con le affermazioni fatte dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti sulla insostenibilità del Servizio Sanitario Pubblico.
Orbene, la Calabria è un’altra cosa. Nella nostra regione si è fatto molto di più di quello che vede il Presidente Monti. Da oltre due anni si è fatto di tutto per ridurre il debito della sanità: chiusura di ospedali, riduzione di posti letto, riduzione dei distretti, riduzione dell’Assistenza Domiciliare Integrata, chiusura del SUEM 118, ticket selvaggi, abbandono e solitudine dell’ammalato e conseguente rinuncia alle cure.
Come contraltare troviamo un debito che lievita di circa il 50% di quello accertato all’inizio 2010, due direttori generali all’ASP di Reggio Calabria, una struttura di coordinamento di nove milioni e mezzo di euro, l’assistenza domiciliare pronta ad essere privatizzata, fuga di professionisti e di ammalati, tanta confusione nel mettere assieme i cocci rimasti di un Sistema Sanitario già provato da carenza di posti letto, attrezzature e mezzi di soccorso vetuste pronti a fermarsi.
Questo scenario è indicativo e fa capire l’attività politica e di gestione realizzata in due anni da questa classe dirigente e di governo messa a capo di una regione come la Calabria. Sicuramente non si è pensato a monitorare costantemente gli effetti degli interventi restrittivi messi in atto, in assenza di valide alternative rivolte alla centralità dell’ammalato e alle fasi di assistenza; non bisognava voltare lo sguardo altrove ma fermarsi e sporcarsi le mani per ripulire il sistema inceppato dal sangue degli ammalati morti di malasanità; liberare risorse per garantire i livelli essenziali di assistenza; toccare con mano le realtà e pianificare un progetto di sanità sostenibile da far saltare positivamente il tavolo Massicci.
Sul fronte della cura all’ammalato non servono lampi di genio, né milionarie strutture di coordinamento, serve garantire la continuità assistenziale e non inventarsi una sanità virtuale. Il cittadino calabrese e in particolare quello della Piana di Gioia Tauro e della provincia di Reggio Calabria, non sopporta più la perdita del diritto alle cure, pretende risposte concrete, certezze scientifiche e dunque l’avvio di un nuovo storico corso della sanità. Il VIA! con i lavori del nuovo ospedale della Piana.
IL PRESIDENTE
Giuseppe Gentile
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