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Francesco Idotta, lo scorso 3 Febbraio ha incontrato gli alunni del Liceo “N. Pizi” di Palmi presso l’Auditorium dell’Istituto. L’autore si è rivolto ad una platea estremamente attenta ed interessata.
Francesco Idotta al “Pizi” di Palmi
“La dissonanza linguistica educa alle differenze. Imparare la musica dell’Altro vuol dire suonare strumenti diversi; possedere un’anima molteplice che non retrocede davanti all’ignoto, ma si incammina verso il linguaggio”. Così esordisce l’autore Francesco Idotta. In apertura dell’incontro con gli studenti delle classi III A e III C del Liceo Scientifico “N. Pizi” di Palmi.
Francesco Idotta è scrittore, saggista, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico “E. Fermi” di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Ha alle spalle una lunga esperienza di insegnamento della lingua italiana agli stranieri e un Dottorato di ricerca in Filologia conseguito presso l’Università di Madrid.
Dopo i saluti della Dirigente, Prof.ssa Maria Domenica Mallamaci. Ha fatto seguito l’intervento della prof.ssa Maria Grazia Sfameni, docente di lingua e letteratura italiana presso l’ Istituto. La Sfameni si è soffermata in particolare sulla necessità di prendersi cura degli spazi che offrono ai giovani la possibilità di un confronto costruttivo. Su temi come la parola, le idee, il pensiero e la buona letteratura in grado di veicolarli.
Francesco Idotta al “Pizi” di Palmi
La professoressa ha poi introdotto l’autore. Idotta ha così sottolineato la bellezza di una Scuola che sa far fronte comune davanti alla richiesta di una libera circolazione delle idee e del confronto.
La parola, quindi, è passata proprio ai ragazzi. Gli allievi hanno condiviso il percorso intrapreso nei mesi precedenti che li ha condotti, attraverso la lettura di alcuni brani del De vulgari eloquentia di Dante Alighieri e del saggio “La lingua dell’Altro” di Francesco Idotta, ad una riflessione attenta sulla complessità del fenomeno della convivenza pacifica nel proprio territorio. Le cui origini sono riscontrabili nell’articolato tessuto linguistico che sottende alla lingua italiana. In particolare, il saggio di Idotta si sofferma sulla riscoperta del patrimonio culturale che i dialettofoni hanno da offrire. L’italiano è una lingua che più che madre si può rivelare matrigna e non in grado di esprimere a pieno la complessità e ricchezza del sentire emotivo del dialettofono. Da qui, come afferma l’autore, nasce la necessità di una scuola che riveda la didattica tradizionale e standardizzata dell’insegnamento dell’italiano. Applicando ad essa le metodologie utilizzate per l’apprendimento della seconda lingua.
Francesco Idotta al “Pizi” di Palmi
Idotta ha inoltre affermato che bisogna recuperare il dialetto letterario, quello che Dante definisce “volgare illustre” appunto. Non certo quello di uso comune per non incorrere nell’errore di ritrovarsi con una lingua che, dopo aver rinnegato un “dialetto povero”; gli sostituisca un “italiano povero”. Figlio della moderna comunicazione frettolosa e di cattivo gusto degli attuali media. L’autore ha ancora dichiarato di essere un grande fruitore della tecnologia e di esserne anche affascinato. Purchè questa rimanga uno strumento al nostro servizio. Allo stesso modo la conoscenza delle lingue e la reciproca contaminazione deve arricchire ciascuna di esse.
Francesco Idotta al “Pizi” di Palmi
Ma il momento più intenso dell’incontro è arrivato quando i ragazzi hanno chiesto a Francesco Idotta perché nel suo libro tenga così tanto a sottolineare l’importanza del Silenzio. Idotta, piacevolmente colpito da questo interesse, ha risposto: “Provate a passeggiare da soli in un bosco, non sentirete mai la voce del vento, degli alberi, degli animali. Persino dei fiori e dei funghi se non rimarrete in silenzio. Perché ci sia vero dialogo, perché ci sia incontro e non scontro. Perché si possa conoscere l’altro che è fuori di noi ma soprattutto l’Altro che è dentro di noi, è necessario saper ascoltare. L’unico modo per farlo è imparare il silenzio”.
L’incontro si è quindi concluso con la salda certezza che una convivenza pacifica è possibile se da parte di ognuno nasce l’impegno dell’incontro che non può prescindere dalla comprensione della Lingua dell’Altro.
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