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I piani nazionale di razionalizzazione dei trasporti pubblici, varati in questi ultimi giorni dalle Ferrovie dello Stato, hanno dato l’ennesimo colpo di grazia all’amara e martoriata terra di Calabria. Futuro e Libertà, pertanto, si chiede per quanto tempo ancora gli “Italiani di Calabria” saranno costretti a subire penalizzazioni così pesanti e così inique rispetto agli “Italiani delle altre regioni”.
A partire dal 12 dicembre scorso, infatti, con l’entrata in vigore dell’orario invernale, i cittadini calabresi hanno dovuto constatare la soppressione di circa venti treni a lunga percorrenza i quali, nonostante la presenza di tutta una serie di problemi, riuscivano a garantire uno stabile collegamento con le principali città del centro e del nord del Paese. Certamente non si trattava di corse che gli abitanti della punta dello stivale utilizzavano per scopi ludico-ricreativi o per andare in villeggiatura. Di contro, Futuro e Libertà ritiene che quei treni fossero utilizzati, nella stragrande maggioranza dei casi, da gente che si recava al Nord per effettuare una visita ai propri congiunti emigrati o per uno dei tanti viaggi della speranza a causa dal cattivo funzionamento della sanità.
Sicuramente i più solerti potranno sempre obiettare che esistono le corse diurne. Ma a questi “Soloni” sfuggirà, certamente, che mentre le corse serali e notturne non prevedevano alcun cambio per raggiungere le principali stazioni del centro e del nord (ed erano, pertanto, logisticamente funzionali all’uopo) adesso, nella migliore delle ipotesi i viaggiatori sono costretti ad effettuare due o tre cambi (con tutte le conseguenze che ciò determina soprattutto in presenza di anziani e/o ammalati) prima di poter raggiungere la meta desiderata. Non va, inoltre, sottaciuto che la riduzione delle suddette corse determinerà pesanti ripercussioni anche sui lavoratori del comparto che saranno costretti a pagare pesanti conseguenze in un momento, tra l’altro, per nulla facile dal punto di vista economico.
A quanto appena evidenziato va, altresì, aggiunta la rimodulazione del voli in partenza dagli scali calabresi, in particolare verso la città di Milano, che determinerà ulteriori, pesanti ripercussioni sui cittadini. Se, infatti, fino a poco tempo fa l’utente aveva la possibilità di raggiungere la capitale economico-finanziaria italiana e farvi ritorno nella stessa giornata, il posticipo della partenza mattutina inficia il tutto imponendo almeno una notte di soggiorno e determinando, di conseguenza, un notevole aggravio di spesa. La prima conseguenza di tutto ciò è che, tanto per fare un esempio, sulla sola tratta Linate – Tito Minniti, il numero dei passeggeri sarebbe diminuito di circa il 60% dal momento in cui gli orari non risultano più confacenti alle esigenze degli utenti. Tale pericoloso calo potrebbe rappresentare l’inizio della fine del collegamento Nord-Sud dal momento in cui le compagnie potrebbero ritenere tali corse antieconomiche.
Purtroppo di fronte ad un simile contesto nettamente penalizzante per il popolo calabrese c’è ancora chi, completamente miope ed incurante del fatto che si rischia di realizzare una cattedrale nel deserto, si ostina a ritenere indispensabile la realizzazione del ponte sullo stretto (ed il conseguente sperpero di ingentissimi capitali anche pubblici) come se la sola ed unica necessità del popolo calabrese fosse quella di poter attraversare stabilmente lo Stretto per raggiungere la città di Messina. Futuro e Libertà, pertanto, intende effettuare una vibrata protesta chiedendo a viva voce che si smetta di continuare a penalizzare la Calabria che ha pagato e sta continuando a pagare un prezzo pesantissimo sotto tutti i punti di vista.
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