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Solo un anno fa il prefetto di Milano dichiarava che in Lombardia la mafia non esiste. E pochi mesi sono trascorsi da quando una trasmissione di successo come Vieni via con me è stata messa sotto accusa perché lo scrittore-conduttore Roberto Saviano aveva ricordato le infiltrazioni mafiose nei comuni governati anche dalla Lega Nord.
Una rimozione imbarazzante che viene smentita giornalmente da indagini giudiziarie, omicidi, estorsioni e atti intimidatori, attraverso i quali emerge un Nord Italia da molto tempo invaso dalla criminalità, dove interessi mafiosi di vario livello agiscono in maniera pervasiva e asfissiante, come al Sud.
Per la prima volta queste dinamiche vengono raccontate nel romanzo di un giovane esordiente Il vigneto del presente, pubblicato da Città del Sole Edizioni. Filippo Rosace, calabrese di origine ma nato e cresciuto in Lombardia, è giornalista di Narcomafie e conosce bene i contesti in cui ha scelto di ambientare la sua storia. Due giovani, di provenienza ed esistenze diverse, un emiliano cresciuto tra le coop rosse ed esperto di finanza nella Milano bene e una giovane campana, onesta e di belle speranze, si ritrovano invischiati loro malgrado nelle trame di una criminalità mafiosa che invade strati differenti della società italiana.
Filippo Rosace sarà ospite del convegno Il territorio della Brianza: tra legalità e ‘ndrangheta”, promosso da CGIL CISL UIL Monza e Brianza, che si terrà domani venerdì 18 novembre 2011 alle ore 16.00 presso la propria sede di Monza, nella sezione “Leggere la ‘ndrangheta”
Insieme all’autore de Il vigneto del presente interverrà Vincenzo Macrì, procuratore generale della Corte di Appello di Ancona ed ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, nonché autore della prefazione al volume; Lorenzo Frigerio, coordinatore regionale “Libera”; Roberto Corti, sindaco di Desio; Roberto Cerioli, presidente Confindustria Monza e Brianza; Renato Saccone, prefetto di Monza; e i segretari generali della zona dei tre sindacati.
Un romanzo appassionante, quello di Filippo Rosace, che ha varcato i confini nazionali ed è approdato in Ungheria con la recente uscita della sua traduzione, segnale che questo aspetto del crimine italiano viene guardato in Europa con un’attenzione che stenta ancora a trovare in Italia. Come scrive Vincenzo Macrì nella prefazione: «L’Autore offre uno spaccato di storia criminale italiana, nella quale convivono, come nella realtà, la violenza arcaica, l’infiltrazione nelle regioni settentrionali, la corruzione delle coscienze, le collusioni con il potere, le infinite modalità del riciclaggio dei profitti del traffico di droga nell’economia “sana”».
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