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Nel corso dei tanti incontri che stiamo affrontando in questi giorni di campagna elettorale, ho avuto modo di sottolineare come chi amministrerà Reggio Calabria non dovrà assolvere a meri doveri “da burocrate”, bensì dovrà segnare ed attuare dei veri e propri piani di sviluppo; ci piace pensare ad un passaggio radicale: dalla città che consuma alla città che produce. Vettori positivi di crescita: la competitività e l’attrattività.
Siamo di una scuola desueta, quella di fare politica sui contenuti e non sulle persone, per cui adesso ci sentiamo di parlare alla Città in termini chiari su quella che sarà la nostra azione e non nel criticare alacremente i nostri “avversari”.
Dicevamo di competitività, per fare questo il percorso impone un passaggio obbligatorio: fare rete. Università, organizzazione di categoria, professionisti, imprese, sistema creditizio. Tutti insieme per rilanciare una nuova vision di Reggio metropolitana capace di erogare servizi avanzati a supporto delle attività produttive; dobbiamo essere sintetici anche nell’approccio alla macchina amministrativa: Reggio deve accorciare in modo abnorme i tempi e le “difficoltà” della PA. Se dobbiamo iniziare a programmare la nuova Città Metropolitana facciamolo dalla semplificazione, riavviciniamo il cittadino alla partecipazione della Cosa Pubblica.
Un’amministrazione che intenda davvero far recuperare alla città la leadership perduta, andrebbe oltre quelle che sono le funzioni ordinarie, senza invasioni di campo, ma svolgendo un ruolo di coordinamento e di stimolo dell’azione degli altri soggetti affinché si operi in maniera sinergica per la trasformazione della base economica cittadina. Sostanzialmente finita l’era dell’impiego pubblico, la città può offrire nuove opportunità di lavoro, arrestando così la tremenda emorragia dei giovani che vanno via, solo puntando sulla valorizzazione delle risorse che la caratterizzano.
Stiamo parlando di agroalimentare, beni culturali e turismo. In particolare ci riferiamo all’Asse Operativo “Cultura” del Programma Operativo Strategico “Reggio 2020” che può dunque costituire lo strumento utile per mettere a sistema le risorse e gli attori, organizzando un’offerta in grado di diventare reale, e non virtuale, elemento di attrazione per i turisti e di migliorare la qualità della vita dei cittadini, a partire dalla riscoperta delle identità dei Comuni confluiti nella Grande Reggio. Alla base di questa “rivoluzione” vi è un reale coinvolgimento dell’associazionismo e dei cittadini per la gestione partecipata del patrimonio culturale.
Dovremo spegnere l’idea di una Reggio frenetica e by night, per accedere quelle nicchie specifiche di turismo, come ad esempio i viaggiatori per soggiorni di breve durata, sul quale i target degli studi di settore sottolineano la maggiore prospettiva di crescita per il nostro territorio. Ma ancora turismo culturale, ecoturismo, turismo dai “paesi emergenti”. Per fare questo è necessario individuare e fissare degli standard comuni in termini di marketing territoriale.
Reggio può e deve avere un’altra possibilità: per farlo, però, è essenziale partire dai programmi. Noi di “Cambiare, Reggio Cambia” lo stiamo facendo da tempo e percepiamo che la Città sia pronta ad assumere questo nuovo atteggiamento di analisi e di proposta.
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