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L’arte come processo creativo capace di suscitare relazioni umane, come occasione di trasformazione sociale e territoriale, come possibilità di coniugare bellezza e liberazione, come ponte di dialogo tra le due sponde del Mediterraneo.
Inaugurazione all’insegna del confronto tra culture per la mostra di arte contemporanea “Segni d’incontro – Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui”, che sabato alle 18.00, nel foyer del Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, si presenta per la prima volta al pubblico italiano dopo il successo riscosso al Centre National d’Art Vivant di Tunisi lo scorso febbraio.
L’esposizione, ideata e curata dalla storica dell’arte Martina Corgnati (responsabile arti visive Fondazione Horcynus Orca) nell’ambito di “Confini”, il Festival Internazionale delle arti visive del Mediterraneo, presenta i percorsi paralleli e convergenti di due maestri dell’arte contemporanea: Agostino Ferrari, pittore milanese allievo di Fontana, protagonista dell’astrazione di segno (che in questi giorni si sta celebrando a Milano con una personale), e Nja Mahdaoui, calligrafo tunisino modernista sui generis. Due artisti che hanno cominciato a collaborare per testimoniare il dialogo e l’amicizia tra le due rive del Mediterraneo, quella nord-occidentale e quella sud-orientale, l’Italia dell’arte astratta e la Tunisia della tradizione araba della scrittura sacra, in un momento delicatissimo per le relazioni tra i due paesi, nel bel mezzo dalla rivoluzione che aveva rovesciato il regime di Ben Alì, nel pieno delle tensioni diplomatiche con l’Italia a causa dell’ondata migratoria che si era abbattuta sulle coste di Lampedusa. In questo quadro, “Segni d’incontro”, è molto più che una doppia personale: è un ponte di dialogo che attraversa lo Stretto e il Canale di Sicilia e segna le tappe del percorso artistico dei due straordinari interpreti dell’arte contemporanea.
L’esposizione si apre con una decina di grandi opere recenti di Agostino Ferrari che ne documentano il rigoroso e affascinante itinerario attraverso il segno, sviluppato nell’ultimo decennio circa, dalla serie più recenti Interno-Esterno e Oltre la soglia, passando per Maternità fino a Entrando in… degli anni Novanta. Sull’altro fronte, dieci tele di Nja Mahdaoui raccontano la sua versatilità e libertà espressiva, che tocca lo spazio, l’installazione e i materiali più diversi, dalle varie versioni di Graphemes on Vellum a Graphemes on Arches e Graphemes on Papyrus, da Gammarth Triptych a Drum 1 e 2.
Concludono la rassegna quattro grandi tele non intelaiate realizzate a quattro mani dagli artisti nel corso di tre distinte performance pubbliche a Tunisi e a Reggio Calabria (Università Mediterranea e Teatro Siracusa).
La cerimonia di inaugurazione della mostra sarà preceduta dal reading poetico “Syrarmen” di Salpi Drakjian, poetessa-cantastorie siro-armena che reciterà una serie di poesie, alcune su basi musicali, in lingua originale con traduzione in italiano video-proiettata.
La mostra è aperta fino al 10 febbraio, dal lunedì al venerdì, ore 10.00 – 12.30 e 17.00 – 20.00.
Ingresso gratuito.
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