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Truffavano la propria azienda con una serie di escamotage per intascare soldi facili. E quando non riuscivano ad ingannare clienti e datore di lavoro arraffavano tutto ciò che aveva un valore economico e si ritrovavano tra le mani.
Con le accuse di truffa e appropriazione indebita continuata si ritrovano sul registro degli indagati il responsabile della filiale di Reggio della ditta “Strano” S.p.a., specializzata in impianti di illuminazione e vendita di materiale elettrico, C.G., 51 anni, e la cassiera della ditta, C.D. 45 anni.
Ad entrambi il personale della Polizia provinciale, che ha operato sotto le direttive del Comandante Domenico Crupi, gli hanno notificato un avviso di garanzia a firma del Sostituto Procuratore Antonella Crisafulli.
I due avevano orchestrato un piano ingegnoso di truffe: il primo ricoprendo il ruolo di responsabile di filiale e la seconda dipendente con mansioni di cassiera. Secondo la ricostruzione della Procura, elaborando una serie di artefici avevano creato una cassa parallela nella quale venivano annotate le vendite effettuate ai privati che non chiedevano un documento fiscale.
Ed inoltre registravano fiscalmente tali vendite mediante inserimento in fatture emesse a carico di ignare ditte clienti aventi diritto a notevoli sconti, facevano compilare ai dipendenti documenti di trasporto inesatti o falsi e manomettevano le scritture aziendali e le indicazioni relative alla merce giacente in magazzino con l’obiettivo di indurre il proprio datore di lavoro in errore circa la regolarità della contabilizzazione delle vendite e circa il denaro effettivamente incassato.
Una truffa che si concretizzava nell’ingiusto profitto consistente nella differenza tra il prezzo pieno pagato ai clienti che non desideravano ricevuta fiscale ed il prezzo ridotto (in quanto veniva applicato lo sconto riservato alle aziende) fiscalmente registrato, con correlativo danno per il titolare della ditta.
Accuse aggravate dalla circostanza di aver commesso il fatto con abuso di relazioni d’ufficio. Dalla truffa all’appropriazione indebita, secondo il percorso investigativo delineato dalla Polizia provinciale, il passo è stato breve.
Il 51enne responsabile della filiale e la 45enne cassiera si ritrovano sotto accusa anche perché si appropriavano di cose mobili di proprietà della azienda dei quali avevano il possesso per ragioni di servizio.
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