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Il Silp per la CGIL calabrese ritiene non prioritaria ed insufficiente la decisone del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica di Reggio Calabria di richiedere al Governo l’invio dell’Esercito a Reggio Calabria in risposta all’ennesimo atto intimidatorio indirizzato ai vertici della Magistratura reggina.
Dalla riunione del COSP del 6 ottobre scorso avremmo auspicato che uscisse fuori – ferma restando l’intelligibilità degli importanti risultati ottenuti sul fronte della lotta contro il fenomeno criminale raggiunti grazie all’impagabile impegno di tanti lavoratori della sicurezza e della magistratura – una chiara analisi critica di quella che è, in questo momento, la situazione ordine e sicurezza pubblica in città e l’entità delle carenze strutturali ed organizzative in versa l’apparato sicurezza reggino e, con esse, una sollecita richiesta al Governo nel rivendicare il mantenimento di quegli impegni assunti con la città e con le Istituzioni da tutti quei suoi esponenti affacciatisi a Reggio Calabria a ridosso del verificarsi degli eclatanti atti intimidatori perpetrati ai danni della magistratura reggina nel corso di quest’anno.
Abbiamo auspicato fino all’ultimo che quella riunione potesse rappresentare un’occasione veramente importante per proiettare un forte, corale e pubblico appello all’indirizzo del Governo perché prendesse atto che il fenomeno criminale calabrese non è un’emergenza collegata alle contingenze dei singoli episodi, ma una costante alla quale è necessario opporsi progettualmente con impegni organici ed investimenti adeguati.
Invece, oggi, abbiamo la netta sensazione di trovarci all’interno di film già visto in tantissime altre occasioni.
Ed in tale contesto, la richiesta di invio dei militari a Reggio Calabria appare solo come il tentativo di contrapporre una risposta mediaticamente forte all’ondata di indignazione ed alla spinta emotiva che gli attentati hanno ingenerato tra la gente.
Contrariamente a quanto affermato dal Prefetto di Reggio Calabria, il Silp per la CGIL ritiene che la presenza dell’esercito in città, per quanto poco visibile, circoscritta e discreta possa essere, si “sentirà” comunque, ed intrinsecamente rappresenterà il segno tangibile e la presa d’atto che qualcosa sul più generale piano organizzativo non vada così come dovrebbe.
Rischiamo di essere tacciati per logorroici e ripetitivi, anche patetici, se rammentiamo ancora una volta il miliardo di euro di tagli operati da questo Governo al comparto sicurezza e le carenze strutturali e di organico da essi scaturiti, o, ancora, la desolante situazione in cui è costretta ad operare la Magistratura reggina e calabrese: ma purtroppo, non perderemo occasione per dirlo, questa non è altro che la verità!
Non saranno gli 80 o 140 militari annunciati dal Ministro La Russa, schierati per strada o davanti agli “obiettivi sensibili”, a farci credere che qualcosa di diverso e positivo sia accaduto, anzi, in circostanze e tempi come questi, l’impiego dei militari in contesti operativi impropri rispetto alle loro funzioni istituzionali non rappresenta altro che un ulteriore fonte di erosione delle, già particolarmente esigue, risorse. Un aggravio di spesa che, alla fine, non porterà alcun beneficio permanente al territorio.
A questo punto non ci resta che sperare che da Roma, nel segno di un “ulteriore e rinnovato impegno(!)”, nessuno immagini di dover convocare, ancora una volta, un Consiglio dei Ministri straordinario a Reggio Calabria per discutere del problema criminalità, sarebbe un’ulteriore beffa per l’intera Calabria.
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