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I democratici calabresi si trovano nell’ambivalente situazione di dover festeggiare le vittorie del Pd a livello nazionale e di doversi rammaricare dei risultati ottenuti, a livello amministrativo, nella propria regione. A questo punto, di fronte al ripetersi di tale paradossale e mortificante anomalia, possiamo affermare senza ombra di dubbio che il Pd calabrese non ha più bisogno di un rinnovamento, bensì di una vera e propria rivoluzione interna, che non può attendere un minuto di più.
Non c’è più tempo di riflettere, occorre agire ed in fretta. In questa tornata elettorale, non vanno attribuite colpe specifiche ai candidati sindaci che hanno comunque profuso il loro impegno con grande serietà e capacità.
A loro deve essere comunque espressa gratitudine per come hanno affrontato questa difficile sfida nei territori, pur sapendo di non avere un partito abbastanza “robusto” alle spalle. Il problema è che il Pd calabrese è un partito senz’anima, un organismo svuotato agli occhi dei calabresi, di ogni rappresentanza, proprio perché da troppo tempo commissariato e avvitato su stesso e sulle stesse stanche logiche che non tengono in alcun conto i segnali che giungono dalla base. Proprio l’incapacità di ascoltare i circoli, i militanti, è uno dei limiti maggiori che si può imputare al nostro partito negli ultimi anni e che ha determinato l’anomalia calabrese.
Così com’è vero che il partito deve ripartire dai tanti giovani di valore presenti nelle sue file, le cui capacità devono essere valorizzate e che hanno già le carte in regola, l’entusiasmo e le competenze per scrivere una storia nuova Ribadisco, come già faccio da tempo, la richiesta di attuare anche in Calabria il “metodo Epifani”, ovvero che il Pd in questa fase , sia guidato da un esponente calabrese, una figura di garanzia, un “traghettatore” che lo guidi fino alla celebrazione del congresso regionale, da svolgersi necessariamente ad ottobre.
Un analogo criterio dovrà essere attuato nelle diverse provincie, nelle quali, allo stesso modo, andrebbero individuate delle figure autorevoli, con grandi capacità di mediazione tra le diverse aree, per accompagnare il partito ai congressi territoriali. Rinnovo pertanto la richiesta già avanzata ai consiglieri regionali calabresi del Pd e a coloro che, a vario titolo, appartengono al partito che venga al più presto fissato un incontro tra tutti i parlamentari e quanti ricoprono cariche istituzionali e di responsabilità nella nostra Regione.
Solo percorrendo questa strada si può riportare il Pd calabrese su una rotta approvata unitariamente, senza che nessuno venga sminuito nella sua identità. Il Pd calabrese rischia di diventare come Lot, il personaggio biblico che divenne un statua di sale, mentre rivolgeva il suo sguardo alla città in fiamme dalla quale fuggiva. Chi vuole un futuro del Pd calabrese dimostri di essere responsabile, dopo non potrebbe esserci più tempo.
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