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In Calabria i reclami nel settore energetico sono in continuo aumento: disconoscimento delle firme apposte su “contratti fantasma”, doppie fatturazioni, fatturazioni di consumi superiori a quelli reali, vendite porta a porta esercitate in maniera scorretta, sono solo alcuni degli esempi .
Allo stesso modo, sono in forte aumento le richieste di rateizzazione delle fatture di energia elettrica e gas.
Sono due facce della stessa medaglia.
Da una parte alcune società che operano nel libero mercato dell’energia elettrica, che procedono ad acquisire clientela con metodi e modi a dir poco non ortodossi che contribuiscono ad aumentare il fenomeno dei contratti cosiddetti pirata, dove emergono chiare strategie di raggiri e comportamenti fraudolenti soprattutto a danno di anziani e soggetti con scarsa scolarità.
Dall’altra l’estrema difficoltà (ben fotografata peraltro dal recente rapporto Istat) derivante dalla attuale situazione di depressione economico-sociale che colpisce una buona fetta delle famiglie calabresi in special modo quelle monoreddito, con pensioni minime o percettori di strumenti di sostegno al reddito, le quali hanno già dovuto subire con l’inizio del 2013 una serie di aumenti dei prezzi e delle tariffe, che hanno messo a dura prova i già esigui bilanci familiari.
Come Adiconsum Calabria suggeriamo di diffidare da offerte porta a porta, di ragionare e riflettere in proprio prima di sottoscrivere un contratto, non rispondere mai positivamente ad offerte via telefono ed in generale quella di tentare di raffrontare le tariffe del vecchio gestore con quelle del potenziale nuovo prima di fare il cambio, avvalendosi, ove ritenuto necessario, dei servizi offerti dalle nostre sedi e dai nostri sportelli decentrati.
Sul fronte sociale e per aiutare concretamente le famiglie rilanciamo invece la proposta più volte sollecitata dalla nostra associazione a livello nazionale affinché vengano costituiti fondi di solidarietà per settori (energia, telefoniche, bancarie ecc.) alimentati da una destinazione diversa dei crediti inesigibili delle aziende e da contributi minimi da parte dei consumatori (basterebbero ad esempio pochi centesimi a bolletta) per creare fondi capaci di intervenire a favore delle famiglie in stato di bisogno.
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