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Sui continui sbarchi sulle nostre coste urge l’intervento operativo e legislativo dell’Europa, non servono le polemiche assurde dei politici di destra, in carica fino a tre anni fa, che ora “fanno i verginelli” mentre sono stati i primi responsabili delle cause della guerra in Iraq e dell’assenza di una politica estera che ora paghiamo con i drammi dei profughi.
Come facciamo a dimenticarci della fallimentare politica dei ministri degli esteri sempre di quella destra che oggi si professa incolpevole incapaci anche di affrontare la guerra civile siriana?
«Il viaggiare per profitto viene incoraggiato; il viaggiare per sopravvivenza viene condannato, con grande gioia dei trafficanti di “immigrati illegali” e a dispetto di occasionali ed effimere ondate di orrore e indignazione provocate dalla vista di “emigranti economici” finiti soffocati o annegati nel vano tentativo di raggiungere la terra in grado di sfamarli.» Così Zigmut Bauman nel 2002.
Purtroppo dietro le parole ci sono i destini di migliaia di persone in carne e ossa. È il timore che dietro l’abitudine alla “conta” ci si dimentichi che si tratta di persone che hanno venduto case, terreni, ogni loro misero bene per pagare salatamente un viaggio di 1500 miglia. Dietro questi flussi poi si nascondono interessi intestini, racket, organizzazioni criminali che giocano sulla pelle di questi popoli. Stesso destino – mutatis mutandis – che ha accomunato i nostri stessi concittadini non molti anni fa.
C’è sempre qualcuno che sta più a nord di noi e che ancora oggi offre al pregiudizio concezioni di odioso razzismo. Non siamo così ingenui da circoscrivere l’aiuto umanitario entro quell’idea, seppure encomiabile, di solidarietà tra “fratelli”.
Il problema è complesso, ed è reso ancora più difficile dal livello di disperazione dei nostri concittadini. Ma non sparigliamo le carte e soprattutto chiediamo alla politica di non strumentalizzare i destini di popoli così lontani eppure accomunati dalla stessa precarietà e disperazione. Oggi noi non siamo profughi di guerra ma fuggiamo da una desertificazione economica che non può non farci sentire partecipi delle vite di giovani madri e padri che cercano una via di salvezza attraverso i nostri porti.
La politica deve fare fronte alla disoccupazione giovanile che ci sta divorando con strumenti efficaci di tutela che abbiamo più volte proposto, a livello locale poi non ci è bastata la risposta di Renzi sulla Zes di Gioia Tauro. Dobbiamo imprimere davvero un cambiamento di rotta. Ma non possiamo dimenticare che l’accoglienza è un diritto umanitario. Soprattutto è un debito, anche politico, che abbiamo nei riguardi di queste popolazioni causato dalle deboli politiche estere del centrodestra incapaci di accompagnare la transizione democratica nei focolai delle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente e succubi degli USA dove dietro la guerra al terrorismo e del petrolio si cela la restaurazione di un rinnovato dominio mondiale americano.
La stessa Europa non è stata in grado d’imporsi a livello internazionale sulla questione siriana con una diplomazia unitaria. Senza un intervento europeo oggi l’operazione Mare Nostrum ha un costo economico e sociale insostenibile per l’Italia. La gestione ricade tutta sulle spalle delle istituzioni locali e del volontariato che stanno dando grandi esempi di coraggio e generosità.
Si chiede un intervento urgente da parte dell’Europa, un rafforzamento dell’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne perché le frontiere italiane sono le frontiere dell’Europa. Al di là dei fondi erogati la cabina di regia non può restare di sola competenza nazionale. I nostri operatori devono essere messi in condizioni sicure sia sul piano degli sbarchi che delle misure sanitarie.
Giovanni Nucera, Vicepresidente del Consiglio provinciale Reggio Calabria
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