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E’ palpabile la rabbia dei lavoratori licenziati nel mese di giugno dalla Fondazione S. Francesco d’Assisi di Rizziconi. Un calvario senza fine, fatto di continui dispetti e vessazioni verso intere famiglie ridotte alle fame. Un comportamento indegno del vivere civile del quale nessuna Istituzione si è voluta fare carico.
Forse si sta aspettando di registrare atteggiamenti e atti di valenza penale. Perché si deve arrivare a tanto. Non è forse un sacrosanto diritto pretendere i soldi del lavoro fatto e del Trattamento di Fine Rapporto, dopo essere stati sbattuti fuori dal mondo del lavoro senza giusta causa?
Oggi, la parte datoriale si consente persino il libero arbitrio di far due pesi e due misure. A qualche licenziato paga il TFR, mentre per gli altri propone persino opposizione ai decreti ingiuntivi decisi dal Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Palmi, per poi andare a cause ordinarie e perdere ancora tempo.
Tempo già scaduto nel bilancio familiare di questi disoccupati che oltre a vantare il credito di ben 10 stipendi e del TFR non pagati, assistono all’ultima malefatta del legale rappresentante: SI PAGA LA 14^ MENSILITA’ A TUTTI MA NON AI LICENZIATI. Ancora cause, decreti ingiuntivi, denunce e tutto quello che è possibile fare dal punto di vista legale ma, purtroppo, non succede nulla nei tempi necessari per dare risposte normali a queste povere famiglie. E allora ci chiediamo quale sarà la prossima mossa vessatoria della Fondazione? Quale quella delle Istituzioni?
Ma si aspetta veramente un gesto estremo di violenza per intervenire e far rispettare la legalità nei tempi utili a far sopravvivere queste famiglie che chiedono i soldi del loro lavoro, non altro. Tuttavia, questo scenario incomprensibile per queste persone umili, sembra passare come la regola assurda di una burocrazia terribile che si colloca su uno sfondo di legalità e di processi apparentemente risolti che puntualmente si riaprono e diventano una tragica interminabile tela di Penelope.
Qualcuno dei lavoratori inizia a pensare e a studiare come trovare soluzioni alternative ma, purtroppo, il mondo del lavoro nella Piana di Gioia Tauro è sempre più complicato e difficile. Basta pensare alle migliaia di unità lavorative in cassa integrazione, mobilità, e poi a tutte le deroghe di questi ammortizzatori sociali. Un quadro desolante disperato e senza sbocchi. La cosiddetta Classe Politica non sta neanche a guardare questi aspetti, continua a sorridere della propria vita agiata e non pensa al male che sta travolgendo intere generazioni.
L’esempio delle sofferenze che stanno patendo questi 20 lavoratori licenziati collettivamente, dovrebbe far riflettere ma nessuna delle istituzioni interessate ha mosso un solo dito o speso una parola per dare un minimo di speranza a questi uomini e donne. Adesso bisogna soltanto aspettare i tempi lunghi del Giudice del Lavoro, forse l’attesa non sarà un elemento positivo e la giustizia arriva troppo tardi per evitare il peggio.
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