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Un grave rischio per la salute dei cittadini calabresi, un colpo alla filiera del biologico e l’ennesimo insopportabile atto di arroganza nella gestione calabrese dei rifiuti. Tutto questo e altro ancora è la discarica di Scala Coeli, inopinatamente realizzata in barba alle normative e che si vorrebbe attivare nonostante la mancanza delle necessarie autorizzazioni. Legambiente non consentirà che ciò accada, schierandosi al fianco dei cittadini e dei movimenti che si battono contro questo scempio. Così Legambiente Calabria interviene sulla vicenda della discarica per rifiuti speciali non pericolosi, di proprietà della Bieco srl, realizzata in contrada Pipino nel territorio del comune ionico cosentino.
La vicenda ha assunto una piega inattesa lo scorso 20 maggio, quando la ditta in questione, contravvenendo all’ordinanza del sindaco di Scala Coeli, ha deciso di avviare le attività. Camion carichi di rifiuti hanno attraversato la zona, violando tra l’altro ulteriori divieti, e sono entrati nell’area recintata del sito, trovando però la netta resistenza della cittadinanza, che ha di fatto impedito lo sversamento. Una protesta sacrosanta, in difesa delle regole: la discarica risulta infatti costruita in difformità rispetto a quanto previsto dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale), senza che tali anomalie siano state sanate da ulteriori sopralluoghi dell’Arpacal. Ulteriore anomalia riguarda il carico destinato al sito: scarti della lavorazione dell’impianto di trattamento di Bucita (Rossano), impianto inserito nel sistema “Calabria Sud” dal Piano dei rifiuti vigente. L’eventuale destinazione di tali scarti deve essere decisa dal Dipartimento Politiche dell’ambiente della Regione Calabria, ma non è chiaro se tale decisione sia imputabile all’amministrazione regionale – e in tal caso si tratterebbe di un purtroppo non inaudito atto imperiale essendo l’impianto privo dell’autorizzazione finale – o se si sia trattato di un’infelice iniziativa del gestore.
Ultimo ma non per importanza, la discarica di Scala Coeli si trova a pochi chilometri dal mare Ionio e soprattutto si inserisce con violenza in un territorio agricolo di pregio, in cui si pratica agricoltura biologica e che vanta il marchio Dop Bruzio per l’olio e Doc Cirò per il vino. Non è superfluo ricordare che la normativa impedisce la localizzazione di una discarica di rifiuti speciali in prossimità di aree destinate a colture DOP o di origine biologica. Nel caso di Scala Coeli, queste ultime sono state addirittura ignorate dalla documentazione di richiesta autorizzativa, ma la presenza di tali coltivazioni è ugualmente nota alla Regione Calabria, essendo queste sostenute attraverso finanziamenti regionali del settore agricoltura.
Annunciando sin da ora iniziative legali e mobilitazioni nel prossimo futuro, il presidente di Legambiente Calabria chiede chiarezza, in primo luogo da parte della Regione, auspicando che vengano realizzati dei controlli approfonditi e presi i provvedimenti necessari alla tutela ambientale, sociale, sanitaria, economica e paesaggistica del territorio.
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