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Il Comune di Motta San Giovanni di fatto, lucra sul proprio inadempimento poiché gli si permette di riscuotere il prezzo di un servizio (che pure ha dei costi ben precisi) inesistente.
Il cittadino di Motta e Lazzaro continua a pagare per un servizio inesistente, inquina suo malgrado l’ambiente, nonostante paghi il servizio, ed in più viene trattato dal Comune di Motta San Giovanni come un vero e proprio “suddito”.
Non vi è dubbio che il Comune di Motta San Giovanni sia consapevole della inefficienza dei depuratori e delle sue disastrose conseguenze, lo dimostrano le numerose segnalazioni inviate dagli Enti intervenuti tra cui l’ARPACAL e l’ASL di Reggio Calabria al Sindaco per le improcrastinabili determinazioni di competenza. E’ altresì inconfutabile che l’Ente comunale non è stato in grado di istituire un servizio di depurazione funzionante, tale gravissimo inadempimento è stato rilevato e dichiarato anche dalla Commissione Europea, ne consegue che la prestazione consistente nella depurazione dell’acqua non viene adempiuta da parte del Comune, è pertanto illegittimo il comportamento di quest’ultimo allorché richieda agli utenti il costo della depurazione medesima.
Sebbene numerosi utenti di Motta e Lazzaro abbiano provveduto a diffidare l’Amministrazione comunale di Motta San Giovanni affinché, almeno, cessasse la richiesta ai cittadini da parte di quest’ultimo dei costi di depurazione e malgrado il Giudice di Pace di Gallina si sia pronunciato definitivamente sulle prime cause civili promosse dalla scrivente associazione e riconoscendo l’inattività dei depuratori ha condannato il Comune di Motta San Giovanni, in persona del legale rappresentante, a rimborsare quanto versato dai primi ricorrenti a titolo di canone di depurazione acqua, l’Amministrazione comunale non restituisce ai cittadini quanto dalla stessa indebitamente percepito da anni, a titolo di canone per la depurazione, e insiste nel pretendere il canone relativo alla depurazione. Continuano, infatti anche quest’anno, a pervenite richieste in tal senso agli utenti, nei bollettini di pagamento. Ne deriva quindi che il Comune richiedendo agli utenti il prezzo della depurazione “fantasma”, ai sensi dell’articolo 13 delle condizioni generali di contratto di fornitura di acqua e della prestazione dei servizi di fognatura e depurazione, lede i diritti riconosciuti al consumatore-utente dalla legge n. 281 del 1990.
Nel ricordare che la gente intende pagare quanto è giusto nel rispetto della legge e del regolamento comunale, ci si domanda: perché gli utenti del Comune di Motta SG devono pagare per un servizio inesistente quando, nelle altre regioni di Italia, il servizio viene assicurato ai cittadini? Perché non si è provveduto ad eliminare dalle bollette la quota (40 euro) per spese di gestione anche in questo caso ritenute illegittime con pesante aggravio sul bilancio familiare? Perché nonostante il divieto della Corte costituzionale l’Amministrazione comunale continua a richiedere e percepite il canone di depurazione violando tra l’altro l’articolo 3 della Costituzione Italiana, in quanto discrimina chi paga la tariffa senza ricevere in cambio il servizio. Perché si continua a disattendere quanto stabilito dalla sentenza della corte costituzionale e dalle leggi che stabiliscono i tempi e i criteri di restituzione agli utenti della quota di tariffa non dovuta relativa al servizio di depurazione, mentre altri Comuni d’Italia si sono attivati in tal senso? Non sarebbe doveroso quantomeno spiegare ai cittadini perché si continua a richiedere il canone di depurazione.
Si ha la sensazione di ritornare indietro nel tempo, nell’anno 1408 al famoso editto di Ladislao, che come narra la storia abolì le gravose gabelle, ovvero il re ungaro-napoletano ritenne di dover intervenire per fare giustizia alle donne di Motta San Giovanni, contro le pretese fiscali del barone di S. Aniceto (gabella sullo status di nubile delle donne della Motta), oltre che sulla compravendita delle case esistenti nel paese.
In questo momento storico che il nostro Paese sta attraversando, gli effetti economici -negativi- si sentono. Eccome. Tanto che molti imprenditori, artigiani, disoccupati, pensionati devastati dalla crisi spesso si tolgono la vita. Di fronte all’attuale drammatica situazione economica che incombe sulle famiglie l’Amministrazione comunale di Motta San Giovanni continua ad estorcere denaro senza, fra l’altro, tenere conto che tali illegittime richieste potrebbero determinare o rafforzare in alcune persone già in preda allo sconforto il proposito autolesionistico più estremo, il suicidio.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
Responsabile e coordinatore del territorio nazionale
Area di interesse tutela dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico
e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
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