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Negli ultimi anni anche in Calabria, come nel resto d’Italia, si è diffusa la consapevolezza sociale dei rischi connessi alla mercificazione del bene comune acqua, e dimostrazione ne è la vittoria dei Sì ai referendum del giugno 2011: 780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto, si sono espressi chiaramente contro la privatizzazione del servizio idrico, sostenendo i quesiti referendari promossi dal Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”.
Ma la politica è sorda e non vuole saperne di dare seguito alla manifesta volontà popolare. In Calabria, con la deliberazione n. 545 del 10 dicembre scorso la Giunta Regionale ha presentato una proposta di legge in materia di risorse idriche con la quale, sotto la fuorviante dicitura di “società di interesse pubblico”, intende mantenere la Sorical nella sua attuale forma di società di diritto privato ed a scopo di lucro nata da una pseudo-privatizzazione. In particolare, nella proposta di legge regionale si stabilisce che la Sorical S.p.A. “per la gestione operativa può […] costituire una società mista pubblicoprivata”, ripresentando tale e quale il rovinoso meccanismo precedente, con l’unica non irrilevante differenza che “per la realizzazione e l’approvvigionamento di lavori, servizi e forniture”, cioè ciò per cui servono i maggiori investimenti, si avrà una in-house, mentre per la gestione operativa (il segmento più “allettante”) resta tutto come prima.
Eppure il giudizio sulla fallimentare esperienza della privatizzazione è unanime: solo un mese fa, dal dibattito avvenuto nel Consiglio regionale, abbiamo appreso che “la multinazionale Veolia non ha MAI versato nulla in questi anni” e che la Regione Calabria era una “mucca da mungere per fare tutto quello che era possibile per favorire il privato che non
era controllato né si faceva controllare”. Una per una, quasi tutte le critiche e perplessità espresse nel corso degli anni dal Coord. “Bruno Arcuri” sono state riprese e fatte proprie da gran parte del Consiglio Regionale: le convenzioni forzose della Sorical con diversi Comuni, verso i quali si inoltravano atti di diffida per giustificare una consulenza di 800 mila euro l’anno con uno studio di Napoli; gli investimenti (non) realizzati, con la Regione Calabria che in questi anni ha erogato risorse per 147 milioni di euro contro il nulla della parte privata; il mutuo con la Depfa Bank e altri debiti, per cui la Regione Calabria rischia di avere un danno di 385 milioni di euro che “grava e graverà sulle spalle dei cittadini calabresi”; la mancanza di controllo, per cui l’assessore ai lavori pubblici, che detiene la maggioranza della Sorical SpA, chiedendo documentazioni e informazioni “non era nelle condizioni di riceverle”. Resta inoltre completamente aperto il problema delle tariffe illegittime applicate ai comuni, “certificata” di recente nella relazione della Corte dei Conti della
Calabria, che comporta un maggior esborso valutabile in decine di milioni di euro.
Non è possibile accettare che i danni creati siano ora supinamente pagati dai calabresi. Questi debiti devono essere pagati da chi li ha contratti, dalla multinazionale francese VEOLIA, che sta abbandonando la nostra regione alla chetichella, e da chi li ha permessi, avallati e giustificati.
Per questo il Coord. “Bruno Arcuri” chiede che si compiano i passi necessari per giungere ad una commissione territoriale per l’auditoria sul debito della Sorical SpA (sull’esempio di quanto fatto a Roma in merito ad Acea Ato2).
Oltre alla denuncia rispetto ai disastri causati da anni di gestioni fallimentari, sentiamo però anche la necessità di mettere in gioco una nostra proposta, per invertire la rotta e dare seguito alla manifesta volontà dei calabresi. Per questo oggi un’ampia coalizione sociale, già impegnata a sostegno dei referendum del 2011, ha deciso di presentare una legge di iniziativa popolare per fare in modo che in Calabria si realizzi un modello per la gestione del Servizio Idrico Integrato volto al perseguimento degli interessi collettivi e, al contempo, a ottimizzare le risorse finanziarie disponibili.
La proposta di legge che oggi presentiamo mira soprattutto a fissare alcuni principi fondamentali:
· la gestione del servizio idrico integrato deve essere sottratta al principio della libera concorrenza, e realizzata senza finalità lucrative, in quanto servizio di pubblico interesse generale;
· allo stato ciò non può accadere se non tramite l’affidamento diretto di quelle che erano le competenze della Sorical ad un’Azienda speciale di diritto pubblico;
· è necessario mirare ad una reale partecipazione dei cittadini e dei lavoratori del servizio idrico in merito alla pianificazione, alla programmazione, alla gestione e al controllo di quest’azienda;
· in ogni caso deve essere garantita a chiunque la fornitura del quantitativo minimo vitale, individuato in 50 litri a persona;
· è necessario che anche la riorganizzazione dei comparti del servizio idrico afferenti agli ormai ex-ATO sia incentivata ad un indirizzo di gestione pubblica e partecipata;
· è necessario riaffermare un principio di solidarietà, finanziando con un apposito fondo l’accesso all’acqua potabile a tutti gli abitanti del pianeta.
La nostra proposta vuole dunque rappresentare un punto di partenza per incamminarsi, dopo anni di esperienze fallimentari trascorse ad inseguire il miraggio dell’”industria dell’acqua”, verso modalità nuove di gestione pubblica e
partecipata. La forza che potrà avere questa proposta dipende solo dai cittadini calabresi, che tanto più la faranno pesare quanto più saranno disposti a sottoscriverla. Per la difesa dei beni comuni, per il rispetto della volontà popolare.
Si scrive Acqua ma si legge Democrazia!
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