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All’alba sono scattate le manette ai polsi per Saverio Spadaro Tracuzzi, capitano dei Carabinieri, già in forza alla DIA reggina.
L’accusa é di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione per collusione con la cosca Lo Giudice.
Ecco il comunicato dell’arma:
Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del R.O.S. hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della DDA della Procura della Repubblica di RC, nei confronti di SPADARO TRACUZZI Saverio, Capitano dei Carabinieri in servizio presso la 2^ Brigata Mobile di Livorno e già effettivo presso il Centro DIA di Reggio di Calabria, al quale era stato notificato un avviso di garanzia il 7 ottobre u.s. dalla Procura di Reggio Calabria.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa per:
– concorso esterno in associazione di tipo mafioso, per avere concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘Ndrangheta operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria e sul territorio nazionale ed estero, costituita da molte decine di locali, articolate in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia” e, in particolare, della cosca LO GIUDICE, capeggiata da LO GIUDICE Antonino cl. 1959, e in particolare perché nella sua qualità di ufficiale dell ‘Arma dei Carabinieri in servizio presso il N.O.E. Carabinieri di Reggio Calabria dal settembre 2003 all’agosto 2007 e presso il Centro Operativo D.LA. di Reggio Calabria dal settembre 2007 al 07/06/2010:
. forniva in maniera sistematica e continuativa ad elementi di vertice della cosca LO GIUDICE (nella specie, LO GIUDICE Antonino cl. 1959 e LO GIUDICE Luciano cl. 1974) notizie coperte dal segreto investigativo riguardanti indagini in corso, in particolare anche anticipando l’adozione da parte dell’A.G. di provvedimenti restrittivi nei confronti di appartenenti alla ‘Ndrangheta (indicando quali cosche sarebbero state colpite ed altresì i nominativi di coloro che sarebbero stati arrestati) o l’effettuazione di accessi e controlli da parte della P. G. volti alla cattura di latitanti, anche attraverso la consegna di atti di indagine coperti da segreto investigativo, in cartaceo o in formato elettronico. indicanti i nominativi dei soggetti indagati o dei soggetti colpiti da cattura;
. agiva al fine di garantire la conservazione e/o il rafforzamento dell’ organizzazione, intervenendo e comunque assicurando il proprio intervento per “bloccare” accertamenti nei confronti degli esponenti della cosca (come in occasione della perquisizione effettuata il 15 gennaio 2008 nei confronti di CORTESE Antonio in una villa in realtà nella disponibilità di LO GIUDICE Luciano) ovvero per informarli in modo stabile e continuativo sulle indagini in corso nei loro confronti e sui tempi e modi di adozione di eventuali provvedimenti restrittivi, accettando in cambio la dazione o la, promessa di denaro ed altre utilità, come il pagamento di conti alberghieri e di spese di viaggio, di abiti firmati, di una autovettura Porsche, la concessione in prestito di un ‘autovettura Ferrari, ecc.
– per corruzione aggravata dall’art. 7 L. n. 203 del 1991, perché. con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, nella sua qualità di ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, in servizio presso il N.O.E. Carabinieri di Reggio Calabria dal settembre 2003 all’agosto 2007 e presso il Centro Operativo D.IA. di Reggio Calabria dal settembre 2007 al 07/06/2010, compiva atti contrari ai doveri del suo ufficio consistenti in particolare nella rivelazione di notizie sulle indagini di P. G. e, in genere. su notizie coperte da segreto investigativo, nonché nel compimento di interventi di favore per garantire l’ “intoccabilità” degli esponenti della cosca LO GIUDICE da indagini di P. G.
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