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È importante che la società non si rassegni ai vizi e all’arroganza dei potenti, della furberia, dell’incultura, del lassismo, della menzogna come stile e metodo di vita, perché la cosa più pericolosa, sottolineano gli autori, è “il silenzio degli onesti”, per dirla con le parole di Martin Luther King. Ciò implica l’affermazione di regole di condotta condivise: senza tali regole, una società libera e giusta non può esistere. Se mancano chiare e legittime regole di convivenza, oppure se queste non sono applicate e rispettate, la forza tende a prevalere sulla giustizia, l’arbitrio sul diritto, con la conseguenza che la libertà è messa a rischio, fino a scomparire.
Edio Costantini del Centro Studi CSI<Diceva il Cardinal Biffi che, senza il rispetto di regole condivise, non si riesce nemmeno ad organizzare una partita a tresette, figuriamoci se si riesce a progettare la vita di una città o di una nazione. Sotto il profilo umano e pedagogico le regole connesse all’attività sportiva segnano un valore indiscusso, oggettivo, sia in se stesse considerate, sia nel riflesso della costruzione della personalità, sia sul piano della socializzazione. Accettare il risultato del confronto, seguendo le regole, significa porre le condizioni per una convivenza pacifica, dove non esiste la sopraffazione e dove ciascun attore è riconosciuto oggettivamente per quello che vale e rispettato nel ruolo che riveste.
Non per nulla lo sport custodisce gelosamente una sua “giustizia sportiva”, cioè un ordinamento giuridico fatto su misura, indipendente rispetto a quello civile e penale. Sul versante del rispetto delle regole, lo sport ha molto da insegnare poiché possiede una tale energia educativa da essere luogo e strumento di educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva, alla partecipazione consapevole, ad un’etica di responsabilità verso gli altri e verso se stessi, dove gli uguali diritti e i simmetrici doveri si collegano e si coordinano in un vincolo solidale capace di promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune>
Eppure, anche nello sport degli ultimi decenni, valori come “verità, giustizia, legalità, democrazia”, vengono continuamente calpestati nel nome del risultato a tutti i costi e del denaro facile. Troppi valori sono stati sacrificati in nome e per conto del guadagno e del malaffare. Non è più l’uomo a servirsi dello sport, bensì il contrario: è lo sport che si serve dell’uomo, riducendolo a semplice cliente. La disfatta di una larga parte dello sport e lo scoperchiamento di un mondo che si riteneva generalmente onesto e pulito, si presenta come una sconcertante “metafora del tradimento”, che tende a sconfinare nell’immaginario sportivo, in una sorta di “sindrome da smarrimento” che corrode soprattutto gli appassionati, i tifosi, i giovani e le loro famiglie.
Paolo Cicciù Presidente del Csi di Reggio Calabria <Con il progetto “Regola in sport” ogni giorno siamo sui campi della Provincia a testimoniare come lo sport etico, lo sport di cittadinanza possa rappresentare uno strumento valido per la promozione della cultura della legalità. I dirigenti Csi si “sporcano le mani” con azioni concrete in quei territori dove anche la più minima delle regole è pura utopia. Ogni settimana,in quasi trenta Comuni della Provincia, oltre duemila giovani partecipano alle attività Csi. I nostri arbitri, i nostri educatori e dirigenti sono la testimonianza di come anche una semplice partita di pallone può cambiare le cose. Alla politica degli slogan e delle “frasi fatte” oltre centro sentinelle della legalità, ogni giorno seminano gocce speranza tra i nostri giovani.>
Ce la farà quella parte del mondo sano e maturo dello sport calabrese a continuare la sua opera educativa? Tornerà ad allenare ai valori della cittadinanza e produrre speranza come forza vitale che apre nuovi orizzonti di impegno, che incita ad andare oltre le banalità, a non spegnere le immense attese che salgono dal cuore di milioni di ragazzi e di giovani?. Lo sport italiano ce la farà solo se rimetterà al centro la questione educativa. Solo uno sport che sappia educare ai fondamenti etici della vita, alla responsabilità personale, al valore della relazione con gli altri, alla solidarietà, potrà dare risposte ad un numero crescente di giovani, indicando loro la via dei valori e degli ideali quali elementi fondanti per costruire una vita non chiusa nel proprio egoismo, ma aperta anche ai bisogni degli altri.
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