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Il Co.Re.Svi.T. (Comitato di Responsabilità per lo Sviluppo del territorio), attraverso il proprio segretario, Rosario Azzarà, ritorna sulla questione della centrale a carbone che la SEI ha intenzione di realizzare a Saline Joniche proseguendo la serie di riflessioni sui diversi aspetti e implicazioni che la problematica solleva.
Nei giorni scorsi, come Coresvit, avevamo sommessamente posto in evidenza come l’esaltazione della vocazione turistica della specifica area non trova riscontro e fondamento nella realtà poiché già da diversi decenni, esattamente da circa 40 e quindi non da ora, tale sito ha assunto definitivamente la destinazione industriale.
Apro queste mie riflessioni con un aforisma di Indro Montanelli “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente” e uno di Confucio “Studia il passato se vuoi prevedere il futuro”.
Il sito industriale di Saline Joniche, oggi tanto in discussione, è nato, a seguito della rivolta reggina del 1970, nella quale rivendico con orgoglio la costante partecipazione, come “contentino” in cambio della corale richiesta del popolo reggino per “Reggio Capoluogo”.
Mi preme ricordare che anche in quell’occasione c’erano i Noisti, i professionisti del NO, i quali, oggi, tutti, ripeto tutti, si dichiarano pentiti di non aver colto l’occasione storica per la quale noi rivoltosi ci battevamo.
Attenzione. La Storia si sta ripetendo. Alcuni disfattisti con la solita tiritera terroristica e dall’egoistica visione dei soli propri e beceri interessi, potrebbero far perdere alla popolazione del basso Jonio anche quest’altra storica occasione.
L’area di Saline, per cui oggi sarebbe impensabile la riconversione, passò, in un battibaleno, da agricola a industriale e diede, per molti anni, l’indispensabile ossigeno per la sopravvivenza di migliaia di lavoratori addetti alla costruzione.
Poi, per vicissitudini della vita politica italiana, sulla quale non vale la pena soffermarsi, lo stabilimento della Liquichimica non fu mai autorizzato alla produzione ma garantì, comunque e fino a pochi anni addietro, il pane quotidiano ad alcune centinaia di persone. Alcune unità sono alla soglia della pensione mentre molti altri hanno già da tempo raggiunto questo importante traguardo e potranno avere una vecchiaia garantita.
Questa , in sintesi, è la vera storia del sito Industriale di Saline, che rimarrà, nei secoli dei secoli, per sempre con queste caratteristiche.
A tali mie precise affermazioni qualcuno, il solito maligno sospettoso, penserà a qualche ripicca personale. Per fortuna non soffro di storpiature mentali ma osservo e rifletto sui dati che la realtà mi dà e non su quelli che la mia fantasia vorrebbe farmi vedere.
Se qualcuno pensa che l’area della ex Liquichimica potrà essere restituita al suo passato agricolo o riconvertita in turistica sarà bene prenotare una visita specialistica.
Neanche un’area delle Seychelles, in quelle condizioni, troverebbe un fesso nababbo, disposto a fare sfoggio della sua ricchezza e spendere una cifra astronomica per bonificare e dopo spendere ancora soldi per realizzare una struttura dagli esiti incerti come quella turistica.
Ammesso e non concesso che riuscissimo a trovare sul pianeta terra un ultra ricco e fesso di tale portata che si innamori di quell’area e vi realizzi il miglior centro turistico del mondo, pongo all’attenzione dei Noisti che si spacciano quali redentori del turismo: che tipo di turismo, quanti turisti e per quanto tempo potranno riempire gli alberghi ed i ristoranti ? Quale sarebbe il ritorno economico e occupazionale per il nostro territorio ? I turisti, che non sanno dove andare, come raggiungeranno Saline ? Attraverso la Salerno Reggio Calabria ? Con il prezzo “turistico” dei biglietti aerei per lo scalo di Reggio Calabria? Con i treni che ancora portano i segni dell’emigrazione anni 60 e i cui passeggeri più affezionati sono le pulci ?
O con i gommoni, unici mezzi cui è consentito l’accesso attraverso l’angusto varco da poco riaperto, grazie anche alle pressioni esercitate dal Coresvit, e che conduce a quel che resta (niente!) del porto di Saline ?
Non vorrei che il richiamo ai gommoni faccia venire in mente a qualcuno la costruzione del più grande CIE -centro di identificazione ed espulsione dei clandestini – del mondo! Suvvia, signori e sazi signorotti! Siate seri e realisti. Alle favole neanche i bambini credono più.
Sento spesso la parola “scelta alternativa” con l’aggiunta di “energie pulite” e quindi di “solare” e, qualcuno mi parlò, di “energia cinetica”. Vuoi vedere che quest’ultima è una nuova invenzione a me sconosciuta ? No. Si trattava della partecipazione del dio Eolo che da queste parti non si è fatto mai vedere mentre la sua presenza sullo stretto di Reggio-Messina è costante, ma i Noisti ad oltranza non hanno voluto che le pale (sulle alture di Pentimele) girassero per non disturbare la migrazione degli uccelli.
Quindi, per i Noisti della Centrale come “alternativa” rimane il “fotovoltaico” che alcuni, ladri del futuro occupazionale dei nostri disperati disoccupati, propagandano pur di non far realizzare un progetto concreto per lo sviluppo economico e sociale dell’ intero nostro territorio.
Ai Noisti della Centrale si contrappongono i Noisti dei pannelli solari. Quest’altra e più integralista categoria di Noisti sostiene che il fotovoltaico deturpa l’aspetto paesaggistico e che tale tipo di impiantisca serve solo a tre soggetti : al proprietario dell’area, a colui che vende l’impianto ed al gestore. E le altre centinaia di disoccupati ? Stanno a guardare! Chi se ne fotte, l’idea è salva. E’ questo il modo di agire di chi ha una bella busta paga o un rispettabile 740.
Le mie considerazioni, di natura politica e strategica, non sono indirizzate a convincere nessuno ma vogliono essere un invito alle giuste e necessarie riflessioni che ogni persona responsabile dovrebbe fare di fronte a chi terrorizza i compaesani con simboli ed esagerate fesserie noncurante dell’ostacolo che frappone al dibattito ed all’approfondimento; a chi sostiene il sì senza una valutazione politica dei costi-benefici e, in particolare, senza i chiarimenti indispensabili che la società SEI dovrà necessariamente dare.
La certezza che la nostra salute e la sicurezza non vengano messe in pericolo dalla centrale spetta allo Stato ed alle sue leggi e non, bensì, al singolo scienziato che dice NO o SI secondo le spinte ideologiche o interessi a noi sconosciuti e per le quali affermazioni non risponde a nessuno. Tanto c’è sempre qualcuno che dice SI e qualcun altro che dice NO. Dare retta a lor signori in libera uscita significherebbe la fine dello Stato democratico e l’instaurazione dell’anarchia Noista o Siista .
Di converso la Società che intende realizzare una struttura che certamente porterà dei disagi (quindi “costi”) ci dovrà bene spiegare e solennemente impegnarsi, magari a mezzo di regolare contratto con penalità da sottoscrivere con le Amministrazioni locali, quali saranno i “benefici” (occupazione, realizzazione di opere, ritorni economici, ecc.).
Noi chiediamo un confronto serio e responsabile con l’unica finalità rappresentata dal benessere del nostro territorio.
Continueremo a monitorare l’evoluzione del dibattito e gli sviluppi del progetto SEI nella convinzione che qualunque sia il pronunciamento definitivo del territorio interessato, questo debba necessariamente essere informato e supportato da progetti di sviluppo seri e concreti in grado di rispondere alla grande domanda di futuro che i figli di questa terra a gran voce e con pieno diritto reclamano.
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