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Il Co.Re.Svi.T. attraverso l’intervento del suo Vice Presidente, Ing. Giovanni Marino, continua nelle riflessioni sul progetto .
Sempre più spesso riemerge il dilemma Centrale SI , Centrale NO e la questione non può essere trattata senza tenere conto della condizione culturale , economica, sociale ed ambientale del territorio che dovrebbe ospitare questo impianto.
Un territorio che non ha mai sperimentato i vantaggi dell’era industriale post bellica ma che ha duramente pagato tutte le conseguenze dei suoi effetti collaterali : abbiamo subito lo scarico illegale di rifiuti tossici e nocivi e forse anche di quelli radioattivi; abbiamo esportato manovalanza al nord e generazioni di famiglie sono cresciute solo con le donne, vedove bianche di una capo famiglia costretto a lavorare lontano ; la scuola è stata sempre molto povera di contenuti per mancanza di stimoli e di competizione ; tutto è ruotato intorno ad uno Stato assistenziale fatto di indennità di accompagnamento e di pensioni di invalidità a pioggia che per decenni hanno rappresentato solo la “carota” per un Sud sottosviluppato .
Nel frattempo il progresso ci ha portato i prodotti industriali di consumo e noi siamo diventati un territorio di conquista per i fatturati delle grandi aziende e delle multinazionali. La politica dei nostri rappresentanti è stata sempre succube ed interessata soltanto alla gestione , generalmente molto personale, delle risorse pubbliche consumate in grande quantità senza lasciare la minima traccia di infrastrutture, servizi e cultura produttiva.
Insomma, la storia recente del nostro territorio è un vero disastro.
Nonostante gli scempi che si sono consumati sulla nostra pelle, manteniamo una discreta, residua capacità di attrarre l’industria del turismo e dell’accoglienza perché nessuno è ancora riuscito a derubarci del bellissimo clima e delle nostre antiche tradizioni che non si sa per quanto tempo ancora ci favoriscono e sulla scorta di queste residue virtù , resta tenuamente valida la scelta di una vocazione turistica del nostro territorio.
Tuttavia, i moderni insediamenti turistici hanno bisogno di infrastrutture e servizi ed un territorio che nel periodo estivo vede decuplicare la popolazione ha bisogno di viabilità, risorse idriche , di un adeguato sistema per lo smaltimento dei rifiuti , di una efficiente rete ospedaliera e di mille altre cose di cui allo stato attuale non disponiamo rendendo di fatto possibile solo un turismo di ritorno.
Soltanto dopo avere risolto le problematiche connesse alle infrastrutture ed ai servizi, si potrà parlare di ricezione , ristorazione , intrattenimento , posti barca e quant’altro necessario ad attrarre un turismo moderno che non potrà comunque consolidarsi senza la necessaria cultura dell’accoglienza e di un elevato grado di professionalità del personale di cui ancora non disponiamo.
Ciò premesso, non può affermarsi aprioristicamente che la presenza di una centrale a carbone è un ostacolo ad un progetto di sviluppo turistico seppure molto remoto e non si può fare una scelta consapevole se prima non si conoscono le regole.
La centrale di Saline, come ogni grande impianto ha bisogno delle necessarie licenze prima di essere autorizzato ad avviare il cantiere. Le regole che interessano l’opinione pubblica sono le emissioni prodotte che sono certificate dal Ministero delle Attività Produttive ed anche da quello per l’Ambiente e se qualcuno dovesse ancora nutrire dei dubbi potrà agevolmente verificare che i valori progettuali sono molto al disotto dei limiti consentiti dalla legge.
Ogni altro commento tecnico non potrà mai essere più esaustivo di quello che è stato fatto in sede di valutazione di impatto ambientale : è come se volessimo scegliere una automobile valutando il grado di emissioni cercando di comprendere i parametri discutendone con il rivenditore. Questi concetti e le verifiche conseguenti richiedono un elevato grado di conoscenze che non possono e non devono entrare nella valutazione che perciò deve rimanere soltanto nell’ambito socio politico.
Di centrali a carbone il nostro Paese è pieno e l’esperienza dei territori circostanti a quegli impianti non è affatto negativa .
Certo, escludere totalmente gli effetti collaterali della centrale sarebbe altrettanto strumentale e ci porrebbe sul medesimo piano di chi continua a dichiarare che la sua presenza provocherà un ecatombe. L’importante è che il livello delle emissioni dichiarate sia costantemente monitorato da uno o più organismi autonomi che dovranno essere la vera garanzia dei cittadini.
Il territorio potrà, tuttavia, trarre un notevole vantaggio economico, in termini di occupazione; sociale, in termini di cultura, di lavoro e di professionalità ; finanziario, in termini di minore costo dell’energia per l’utente e di milioni di euro di entrate per le disastrate casse comunali.
In tal modo, gli enti locali beneficiari di queste rilevanti entrate, stimate in milioni di euro/anno, potranno impiegarli per potenziare le infrastrutture che mancano e rimodulare la rete idrica, organizzare efficienti sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, mantenere efficiente il funzionamento dei depuratori, così ripristinando le premesse di uno sviluppo turistico che riscontra unanimi consensi .
E’ anche possibile che questo importante investimento possa suscitare l’interesse dei poteri forti e della criminalità organizzata e non nascondiamo il nostro disagio nel difendere questo insediamento laddove si scopra una coincidenza con quel tipo interessi.
Al contempo non crediamo minimamente che una multinazionale svizzera possa commettere questo tipo di errori e dobbiamo pertanto avere fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura che sapranno essere ben vigili a tutela dell’interesse pubblico.
E’ pertanto doverosa una scelta responsabile per il futuro di questo territorio da sempre abbandonato e sfruttato, che possa favorire l’occupazione ed il reperimento di risorse indispensabili per il suo sviluppo economico e sociale.
La politica locale deve trovare il coraggio di esprimersi secondo semplici valutazioni di carattere socio economico evitando di nascondersi dietro i “vogliamo capire” degli aspetti tecnici troppo difficili da individuare e che sono già stati valutati ed approvati da altri organi dello Stato all’uopo specificatamente preposti .
Una politica che ha cuore gli interessi e lo sviluppo di questo territorio deve avere il coraggio di proporre una scelta e di difenderla fino in fondo. Sarebbe troppo facile e da codardi dire sempre no e qualche volta forse e lasciare sfumare questa opportunità accettando che tutto resti come prima.
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