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Ho appreso con dolore e profondo sconforto la notizia della scomparsa, avvenuta giorni addietro, del Prof. Nino Stillitano.
Il Professore, come da noi tutti era chiamato, non è stato soltanto un pedagogo nella difficile arte dell’insegnamento, ma è stato soprattutto un uomo di grande impegno sociale e di forti slanci politici, virtù maturate nel suo cuore, come portatore di una fede che è stata il motore del suo servizio alle comunità nelle quali ha vissuto e per le quali si è sempre battuto senza risparmio.
Lo ricordano a Montebello Ionico, sua terra d’origine e sua iniziale palestra di tante battaglie sociali per l’emancipazione delle popolazioni ioniche. Ma lo ricorda ancora di più la grande comunità della città di Reggio Calabria che lo ha conosciuto nei molteplici ruoli di consigliere comunale della città, consigliere della Provincia di Reggio Calabria, e come dirigente di quel grande partito di massa che fu il Partito Comunista Italiano.
Fu un idealista, un uomo che visse la sua militanza politica e partitica con la dignità, la coerenza e la trasparenza d’impegno che solo pochi eletti hanno saputo testimoniare ad un livello così alto. Fu un comunista anomalo rispetto ai tempi in cui ha vissuto e condotto la sua esperienza nei diversi consessi elettivi di cui faceva parte e negli apparati burocratici territoriali all’interno dei quali si distinse per impegno e lealtà.
L’anomalia della sua azione consisteva nel rifiuto della concezione ideologica della politica. Fu un antesignano del confronto, del dialogo e delle aperture con le altre sensibilità culturali e politiche.
Forse per questo, molte volte, fu incompreso nella sua azione lucida e lungimirante. Proprio per questo, ancora, è stato costantemente vittima di congiure interne al Partito Comunista Italiano e stretto tra le rigidità ideologiche di un apparato burocratico che non accettava le aperture al di fuori della cristallizzata nomenclatura interna e i forti cambiamenti che le nuove generazioni reclamavano dalla società dei cosiddetti ‘adulti’.
Si schierò a favore di Reggio, e ancora di più seppe porsi contro corrente rispetto alla sua parte politica, nell’analisi storica che seguì i tragici avvenimenti dei primi anni ’70. La sua fede e la sua azione politica ispirarono il suo impegno e le sue battaglie per l’emancipazione dell’uomo, l’uguaglianza dei diritti e la parità delle classi sociali. Grande impegno dedicò al riconoscimento dei diritti dei contadini, per la garanzia del lavoro per una classe operaia sfruttata e malpagata. Ha sempre tenuto alta la sua dignità, sia nella difesa delle fasce più deboli, che nel confronto con gli organi costituiti del potere, territoriali. La sua fu una costante promozione della persona umana, tanto da poter dire oggi che al materialismo marxista dell’età giovanile, nel suo cuore, si è innestato il seme del messaggio evangelico e della fede in Cristo.
Lo ricorderò sempre con affetto e mi sento in colpa per tutte le volte che sono stato da lui interpellato e ho disertato gli appuntamenti, giammai per una mancanza di riguardo, ma come conseguenza di una instancabile e frenetica attività politica che molte volte mi ha costretto a trascurare gli affetti più cari.
Conservo con piacere le sue pubblicazioni, che considero il suo importante testamento politico. Le rileggerò considerandole “sapere” e “conoscenza” con le quali arricchire la mia personale esperienza politica.
On. Giovanni Nucera
Segretario Questore del Consiglio regionale
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