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Riceviamo e pubblichiamo:
Il vaso di Pandora è stato scoperchiato per l’ennesima volta: la situazione di Arghillà non è nuova alle cronache, e paradossalmente piuttosto che agire sovversivamente all’andamento della situazione, spesso ci si abitua ad una situazione degradata come se questa fosse “normale”, e si prosegue nel consueto corso della vita.
Quanto ritratto ieri dalla trasmissione televisiva “Le Iene”, non è che una brutale verità che molti conoscono e che alcuni omettono (anche per falsa conoscenza): è stata data una chiara lettura della realtà negativa presente, vi sono anche realtà positive presenti, ma queste da che mondo e mondo non fanno notizia. Ma nonostante tutto accettiamo e condividiamo questa lettura data: tanto si insiste finché prima o poi qualcuno si indigna e si mette in gioco per invertire la drammatica rotta, e forse Ci siamo.
Arghillà è l’emblema di una amministrazione che non ha funzionato e che tutt’oggi non funziona al meglio: la devianza funzionale degli amministratori, politici e dirigenti, ha dato vita ad un luogo sociale ai limiti della tollerabilità, una “terra di nessuno” che come in un circolo vizioso alimenta se stessa, il male alimenta il male e attirerà verso di sé come in un buco nero altre situazioni.
Il degrado, l’abbandono, i disservizi non sono che l’ ovvia sfortunosa conseguenza: vengono messi in bilico i sogni e la relativa voglia di costruirsi un futuro diverso, perché prima di vivere, qui in quartiere (come d’altronde in città) bisogna sopravvivere, e non c’è tempo per dar spazio ai sogni, alle idee, al Futuro, e forse il ragionamento più logico è quello di scappare via come dei figli di nessuno.
Arghillà è chiaramente figlia adottiva di politiche “scarse”: poco lungimiranti, che sono intervenute nell’emergenza e che si son dimenticate della prevenzione e della programmazione (chiaro esempio di politica all’italiana), fatte “a sentimento” che prima di tutto hanno visto coprire gli interessi di chi ad Arghillà sicuramente non ci sarebbe andato ad abitare, di chi ha deciso che le risorse andavano gestite in maniera diversa ecc. ecc. L’onestà intellettuale non consente di andare oltre nella critica politica amministrativa reggina: nel clima infuocato delle elezioni europee sarebbe inutile tirare per l’ennesima volta fuori elementi, poiché gli stessi sarebbero banalmente strumentalizzati ed usati a proprio uso e consumo, ed Arghillà è stata abbastanza stuprata nella sua essenza da chi la utilizzata per racimolare consenso.
Arghillà, come d’altronde la Città di Reggio, è dei cittadini onesti, di chi si mette in gioco per cooperare, per condividere, per donare un futuro migliore a chi c’è ed a chi verrà, il tutto svolto in modalità sobria e salutare (legale e morale) con un unico grande obiettivo: il bene comune, chi lavora per altri fini, per forza di cose è deviato.
E per concludere, quali allora le chiavi di volta per recuperare una situazione degenerata?
Intervenendo per principio su due binari, quello dell’emergenza e quello della programmazione: la questione alloggi e relativa assegnazione va doverosamente rivisitata, organizzata ed attuata, il tutto in maniera sobria ed equa, senza distruggere i soliti, mettendo in condizione le persone di regolarizzarsi, perché in uno stato di diritto (di un certo livello) non solo vengono costruite ed imposte leggi e regole, ma si fa anche in modo di mettere in condizione le persone di rispettare le leggi e le regole (tramite l’opportunità di realizzazione lavorativa, tramite la formazione civica, tramite la proposta di partecipazione, tramite leggi sobrie e non schiacciasassi, tramite l’esempio di chi governa ecc. ecc.).
E’ necessario un supporto amministrativo maggiore a chi lavora o svolge volontariato sul territorio, poiché soli ed abbandonati non si va da nessuna parte, e di certo le associazioni non possono svolgere i ruoli dell’amministrazione, anche se alla luce di tutto, probabilmente sarebbero più efficienti. Si potrebbe andare oltre con le proposte (che scusate se ci permettiamo di suggerire, ma noi siamo fra coloro che ad Arghillà vivono, cooperano e lavorano, e che probabilmente Arghillà la conoscono), ma secondo noi qualora venissero seguiti quei due semplici suggerimenti, che racchiudono un universo di interventi, si genererebbe della sana normalità, del sano trasporto pubblico, del sano servizio di igiene urbana, del sano servizio di formazione, del sano servizio d’ordine, del sano ambiente dove far vivere con dignità le persone.
Non è difficile, basta avere la forza di sognarlo e di crederci, il resto è naturale conseguenza.
Il Portavoce del Comitato di Quartiere Arghillà
Carmelo Idone
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