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Nei giorni scorsi è stata resa pubblica la relazione della Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per la Calabria, relativa alla gestione delle risorse idriche nella nostra regione ed approvata nell’adunanza pubblica del 5 dicembre 2011.
La relazione analizza, puntualmente e con rigore legislativo, diversi aspetti della gestione attuale che dovranno essere approfonditi per dare vita ad una nuova gestione pubblica e partecipata del nostro Bene Comune. Un intero capitolo è dedicato alle tariffe idriche applicate dalla società So.Ri.Cal. S.p.A. ai Comuni calabresi; come noto, chi ci segue lo sa bene, da diversi anni denunciamo l’assoluta illegittimità delle tariffe applicate ai nostri Comuni informandone puntualmente i Cittadini.
La questione di per sé è tutto sommato semplice. La normativa nazionale prevede che per situazioni come quella calabrese, dove non è ancora entrato in vigore il cosiddetto metodo “normalizzato”, la determinazione della tariffa idrica spetta al C.I.P.E.; ma soprattutto prevede che gli adeguamenti tariffari sono competenza esclusiva del legislatore statale. Tale esclusiva competenza è stata ribadita ultimamente dalla Corte Costituzionale con l’emanazione di ben 3 sentenze (n.246/2009, n.29/2010 e la n.142/2010), riprese dalla Corte dei Conti della Calabria (deliberazione n. 388 del 30/06/10).
L’Alta Corte afferma, in sostanza, che non solo la competenza è del legislatore statale ma che alle Regioni è preclusa ogni attività in relazione agli adeguamenti tariffari del settore idrico. In Calabria invece gli adeguamenti tariffari sono stati stabiliti con delibere regionali, quindi assolutamente in maniera illegittima; il Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri” ha indicato il maggior esborso da parte dei Comuni calabresi, a tutto il 31 dicembre 2008, in circa 30 milioni di euro. Soldi pagati in più dai Comuni e sottratti ad altre finalità, per esempio quelle sociali e di solidarietà in una regione che ogni giorno deve fare i conti con una crisi sempre più devastante. Ma, a questo punto, è interessante sapere quello che la Corte dei Conti, nella sua relazione puntuale e precisa, argomenta sulle tariffe idriche applicate ai Comuni calabresi.
Le conclusioni della Sezione di controllo per la Calabria, riportate nella relazione, suffragano in pieno quanto portato avanti, da anni, dal Coordinamento calabrese “Bruno Arcuri”. Sul tipo di tariffa che deve essere applicata in Calabria la Corte dei Conti non ha dubbi premettendo che “sul territorio nazionale si sviluppa un doppio sistema di determinazione delle tariffe idriche, il metodo normalizzato a regime e la metodologia CIPE per il periodo transitorio” ed affermando che “In Calabria trova applicazione il metodo del CIPE”. Sulla competenza degli adeguamenti tariffari la Corte dei Conti non ha dubbi e rileva come, sulla base di diverse sentenze della Corte Costituzionale e della propria deliberazione n.388/2010, “va escluso che la determinazione della tariffa possa avvenire con modalità diverse da quelle indicate dai competenti organi statali o che, addirittura, possa essere rimessa ad una unilaterale determinazione del gestore unico regionale”.
Ma il massimo organo regionale di controllo si sofferma anche su altre “anomalie”, già denunciate dal Coordinamento. Analizzando la Convenzione di affidamento degli acquedotti regionali stipulata tra la Regione Calabria e la So.Ri.Cal. S.p.A. rileva come fosse concordato che il prezzo di cessione dell’acqua dovesse essere quello definitivamente fissato per il 2001 al momento della consuntivazione delle spese di gestione degli acquedotti e stabilito presuntivamente in Lire 286,04/mc (€ 0,15/mc) per acque erogate a gravità ed in Lire 468,75/mc (€ 0,25/mc) per acque erogate per sollevamento e/o potabilizzate.
Le conclusioni della Corte dei Conti, su questo aspetto, sono inequivocabili; la Corte dei Conti, infatti, afferma che in realtà il bilancio di chiusura delle spese degli acquedotti regionali risulta approvato con la Delibera della Giunta regionale del 25 novembre 2002 e quindi in data antecedente alla stipula della Convenzione (13 giugno 2003). Tale aspetto, scrive la Corte dei Conti, “è rilevante in quanto con la precitata Delibera la Giunta Regionale aveva approvato in via definitiva il costo dell’acqua erogata secondo la seguente tariffa: € 0,1491/mc per acqua erogata a gravità e € 0,2400/mc per acqua erogata a sollevamento o potabilizzata”; la stessa Corte fa notare che “i valori di tariffa stabiliti con la Delibera n.1102/2002 sono nettamente inferiori rispetto a quelli previsti dall’art.8 della Convenzione”.
Un altro particolare, veramente incredibile, è segnalato dalla Corte dei Conti relativamente alla conversione delle tariffe da lira ad euro; scrive la Corte che “la esatta conversione del primo valore della tariffa stabilito in Lire 286,04 risulta pari a € 0,147727 e non pari ad € 0,15, la conversione del secondo valore di tariffa stabilito in lire 486,75 risulta pari a € 0,242089 e non pari a € 0,25” concludendo che queste differenze dei valori di tariffa rapportati ai volumi di metri cubi erogati determinano “diversi milioni di euro di maggiore fatturato”.
La lettura della relazione della Corte dei Conti, basata sul rispetto delle Normative vigenti in materia e sulla giurisprudenza Nazionale, se da un lato conferma le posizioni che da anni portiamo avanti dall’altro non può non farci pensare. Pensiamo all’inerzia delle Amministrazioni, delle tante, troppe istituzioni alle quali ci siamo rivolti invano soltanto per chiedere che in Calabria venissero applicate tariffe idriche legittime nell’esclusivo interesse dei Cittadini calabresi. Addirittura le Amministrazioni anziché richiedere la restituzione delle somme pagate in più per la illegittimità delle tariffe applicate sottoscrivono con la So.Ri.Cal. S.p.A. nuove “Convenzioni” sempre più pesanti per i Comuni e quindi per i Cittadini.
Tra gli articoli compresi in queste “Convenzioni” è stabilito che la So.Ri.Cal. S.p.A. possa “ridurre, sospendere o interrompere la Fornitura” anche per “morosità dell’Utente nel pagamento di una qualsiasi delle scadenze previste” e questo “senza che l’Utente possa opporvisi”; ovviamente l’Utente è il Comune e cioè tutti i Cittadini. E’ previsto anche che con la sottoscrizione della “Convenzione “il Comune espressamente rinuncia a tutte le contestazioni sollevate in tutti i giudizi”; ma l’aspetto più grave è rappresentato da un articolo inserito nella Convenzione tra la So.Ri.Cal. S.p.A. ed il Comune di Acri approvato nella seduta di giunta del 22 novembre 2011. Ebbene in questa “Convenzione” è stabilito che il Comune accetta che la So.Ri.Cal. S.p.A. “ceda in tutto o in parte a terzi i crediti verso il Comune” : fatto di una gravità assoluta che consegna il Comune, e quindi i Cittadini, nelle mani di creditori che, ovviamente, realizzeranno profitti nella riscossione del credito.
Nei prossimi giorni, confortati dalla relazione della Corte dei Conti che abbiamo deciso di rendere pubblica tramite il nostro sito (www.difendiamolacalabria.org), il Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” organizzerà azioni concrete per chiedere l’immediata restituzione a tutti i Comuni calabresi, e quindi ai propri cittadini, delle somme corrisposte in più per le tariffe idriche. A livello nazionale l’esempio calabrese, e cioè quello di una società mista a maggioranza pubblica, fa comprendere come nella gestione delle acque la logica del profitto deve essere preclusa iniziando la ripubblicizzazione del servizio e garantendo una partecipazione dei Cittadini alla “vita” del loro Bene Comune più prezioso, l’Acqua.
Perché si scrive Acqua ma si legge Democrazia!
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