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Appare chiaro a tutti che il progetto della centrale a carbone, proposto dalla SEI-Repower, non piace a nessuno. La società italo-elvetica è la sola che ancora spera di poter portare in Calabria la centrale dalle fetide e venefiche ciminiere. Le istituzioni e la società civile sono nettamente contrarie al progetto e questo NO viene giornalmente ribadito in tutte le sedi, in tutti i congressi, in tutte le assemblee pubbliche, ovunque si parla di sviluppo del territorio si affronta il tema carbone, e questo è visto sempre come un problema da affrontare e una sciagura per la nostra terra.
La SEI-Repower non ha mai trovato terreno fertile per il suo scellerato progetto, per cui ha sempre preferito cercare vie alternative. Come quelle creature fotofobiche dalle lunghe antenne l’azienda italo-elvetica preferisce aggirarsi nell’ombra, fare le cose di nascosto, come chi si vergogna delle proprie azioni, e la SEI-Repower ha molto di cui vergognarsi.
Nel corso di questi anni ne ha combinate di cotte e di crude. Come dimostrato da autorevoli inchieste giornalistiche: ha raccontato bugie sulla nocività del carbone, ha scritto i comunicati stampa e foraggiato gli pseudo comitati pro carbone per far credere che ci fosse un consenso al proprio progetto. Il presidente del governo grigionese Martin Schmid ha duramente ammonito la SEI-Repower a causa dei comportamenti della società che non ha esitato a definire intollerabili.
La SEI-Repower, però, dopo un breve periodo di silenzio è tornata alla carica con le solite metodologie. Scende per strada e contrattare il prezzo di un consenso che altrimenti non avrebbe. La vendita delle coscienze è grave come quella dei corpi e la SEI-Repower, insinuatasi a suon di denari all’interno dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, cerca di accreditare un disastroso progetto elargendo soldi e comprando qualche studente che, per bisogno, potrebbe essere spinto a piegarsi. La SEI-Repower, come scriveva il grande De Andrè, paga “ diecimila lire per sentirti dire micio bello e bamboccione”. È grave che la SEI-Repower ricorra a questi squallidi mezzi, ma è altrettanto grave che l’Università Mediterranea di Reggio Calabria permetta che al suo interno avvenga questo vergognoso mercimonio.
Il modus operandi dell’azienda italo-elvetica non cambia neanche per quel che concerne le sue uscite: mai pubblicizzate, mai aperte alla popolazione, sempre nascoste, sempre segrete, sempre nel terrore di un confronto alla luce del sole. Cosa si dica in queste riunioni non è dato saperlo, su quali siano i mezzi attraverso cui la SEI-Repower cerca di convincere i suoi invitati a sostenere il progetto della centrale a carbone, che è portatrice di malattie e morte ovunque sorge, si possono fare ipotesi. Le agenzie di stampa riportano le parti salienti di questi incontri. Leggendoli si capisce perché la SEI-Repower preferisca che nessuno vi possa assistere. Quel che emerge è il copione di una farsa che si snoda tra il comico e il grottesco.
Il dottor Bocchiola, nella duplice veste di presidente di Repower Italia e di amministratore delegato di SEI S.p.A., è riuscito a dire “…Rilievi di natura sanitaria [al progetto]non sono da loro specificati…”, evidentemente ignorando i risultati dell’ Associazione Italiana di Oncologia Medica che in un recentissimo studio ha dimostrato la relazione tra le centrali a carbone e l’aumento di tumori o l’allarme lanciato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che pone le centrali a carbone al primo posto come maggiori responsabili dei 2 milioni di morti che ogni anno miete l’inquinamento, ma purtroppo l’ignoranza del dottor Bocchiola, a proposito di questi studi, verrebbe pagata da noi cittadini dell’Area Grecanica con la salute e la vita. Ugualmente grave sarebbe se la SEI-Repower, conoscendo queste ricerche, continuasse a nasconderle e a mentire.
Fino a qualche tempo fa la società italo-elvetica sbandierava il CCS come la grande innovazione della centrale di Saline Joniche. Dopo i fallimenti di questa tecnologia e il ripensamento della società, la cosa più intelligente che l’a.d. delle SEI-Repower è riuscito a dire per giustificare le 7.500.000 di tonnellate di CO2 che usciranno dalle ciminiere della centrale è “…se la CO2 non viene emessa a Saline, sarà comunque prodotta in Cina o in Indonesia attraverso le loro centrali…”. Una frase sconcertante che lascia senza parole, le cui conseguenze ricadrebbero sul territorio di Saline e su tutta l’Area Grecanica. È come dire “a cosa serve essere onesti se gli altri rubano”, ma come scrisse Corrado Alvaro, un figlio della nostra terra, “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”, noi dobbiamo essere i primi ad avere comportamenti virtuosi, per dare l’esempio.
Il dottor Bocchiola auspica “…un confronto reale con tutti i livelli istituzionali, in primis regionale e locali…” forse dimenticando che la Regione e la Provincia (sia di centro destra che di centro sinistra), e i comuni gli hanno sempre sbattuto in faccia dei sonori NO, ritenendo il progetto un pericolo. Poi aggiunge “…ognuno può solo trarre profitti dal progetto…” e gli unici che pagheranno le spese, in vite umane, saranno gli abitanti dell’Area Grecanica.
La SEI-Repower vive fuori dal mondo, mentre tutte le nazioni rincorrono le energie rinnovabili e parlano di salvaguardia del pianeta, la società italo-elvetica punta al ritorno ad un tetro passato e si autoconvince delle favole che essa stessa racconta.
Il peggio l’hanno riservato per il finale, il punto più basso mai toccato dalla SEI-Repower fino ad ora, per bocca dell’ing. Luca Poggiali, il quale senza pudore ha affermato “…La Calabria possiede una grande cultura del carbone. Ci sono tantissimi calabresi che lavorano in questo settore in Italia ed all’estero. Ad essi si potranno aggiungere con Saline i 1500 occupati in fase di realizzazione del cantiere ed i 480 occupati a regime…” . Sorvoliamo sulla reiterata bugia dei posti di lavoro che ormai è noto saranno solo 140, e ricordiamo al dottor Poggiali che la Calabria, e in particolar modo l’Area Grecanica, ha pagato al carbone un contributo pesantissimo.
A Motta San Giovanni c’è un monumento in memoria dei 434 minatori morti a causa del carbone, nelle miniere o di silicosi. Uno squarcio aperto che ancora gronda sangue e provoca sofferenza tra le famiglie delle vittime uccise da un feroce assassino che si chiama carbone, lo stesso assassino che ogni anno in tutto il mondo miete decine di migliaia di vittime, lo stesso assassino che la SEI-Repower, complice, vuole far dimorare nella nostra terra.
Su una cosa ha ragione l’ing. Poggiali, non ci sono dubbi che i lavoratori della centrale a carbone e gli abitanti dell’Area Grecanica si aggiungeranno a chi ha già lavorato col carbone, perché se verrà costruita la centrale il destino dell’Area Grecanica e dei suoi abitanti sarà segnato e nuovi nomi dovranno essere incisi nel monumento di Motta San Giovanni.
Per l’amore verso la nostra terra e i suoi abitanti e soprattutto per le generazioni future, occorre gridare a gran voce NO AL CARBONE!
Coordinamento Associazioni Area Grecanica
www.nocarbonesaline.it
info@nocarbonesaline.it
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