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Ennessima brutta figura in casa SEI-Repower. La società Italo-Elvetica mostra ancora una volta una predisposizione tale verso l’autolesionismo, da riuscire continuamente a gettare discredito su se stessa.
Qualche giorno fa è stato diffuso a mezzo stampa un comunicato con il quale SEI-Repower denunciava un tentativo di discredito della propria immagine attraverso un sondaggio, a suo dire, falso.
Il piano “smascherato” dalla società sarebbe stato messo in atto dagli oppositori al suo insensato progetto i quali, a suo dire, avrebbero telefonato agli abitanti dell’Area Grecanica spacciandosi per incaricati dalla SEI-Repower e ponendo alcune domande sulla centrale a carbone.
Se ciò fosse vero, secondo la società Italo-Elvetica, sarebbe un comportamento deplorevole e su questo noi concordiamo salvo precisare che le accuse mosse da SEI-Repower sono TOTALMENTE FALSE.
Il sondaggio di cui si parla nel comunicato della società italo-elvetica, infatti, è stato realmente effettuato dalla ISPO, un’autorevole società milanese di rilevazioni che ha operato su commissione del WWF Svizzera.
Le domande vertevano sulla conoscenza o meno del progetto della centrale e su cosa si pensava dello stesso, MAI veniva affermato che il sondaggio era stato commissionato dalla SEI-Repower.
A questo punto però sarebbe interessante capire perché la SEI-Repower ha deciso di sollevare questa polemica.
Si tratta di disguidi dovute a cattive informazioni raccolte da SEI- Repower, oppure la società, venuta a conoscenza del sondaggio, ha cercato deliberatamente di screditare i dati di una rilevazione che con ogni probabilità evidenzia la forte contrarietà della popolazione al progetto?
Sul comunicato della SEI-Repower si può leggere “chi utilizza tali mezzi dimostra di non avere alcun seguito, ponendosi al di fuori delle regole civili della nostra società”. Non sappiamo se la società Italo-Elvetica sia stata così dura anche nel giudizio verso se stessa quando i suoi comportamenti sono stati definiti dal presidente del Governo Grigionese, mr. Martin Schmid, INTOLLERABILI. Vogliamo credere che questa volta l’azienda Italo-Elvetica abbia agito in buona fede, vogliamo sperare che il confronto, anche se aspro e duro, sia portato avanti sempre nella correttezza.
Appare però chiaro che la SEI-Repower ha paura. Teme di fallire a Saline come ha fallito in Germania dove ha dovuto rinunciare al progetto di una centrale a carbone gemella di quella calabrese, buttando al vento 7 milioni di euro. Questa paura la porta a sobbalzare ad ogni soffio di vento, e a reagire in modo spropositato senza effettuare le necessarie verifiche sulle notizie che vengono riferite.
La SEI-Repower ha paura delle persone, ha paura di ammettere la verità, ha paura delle forti opposizioni al progetto che metterebbe in ginocchio l’Area Grecanica, non ha validi argomenti a supporto della costruzione di una centrale alimentata col combustibile fossile più inquinante al mondo, ha contro la popolazione e le istituzioni. Ha paura perchè la valutazione d’impatto ambientale, dietro la quale si faceva scudo, ha messo in evidenza la pochezza del progetto, evidenziando l’incompatibilità tra carbone e turismo e smascherando le bugie sui posti di lavoro promessi, che, come è emerso sono solo 140.
Ma la paura non può essere una giustificazione. E’ gravissimo che la società Italo-Elvetica non si sia informata bene prima di lanciare accuse gravissime.
Sono d’obbligo le scuse sia da parte della SEI-Repower che da quei sodali che, vedendo sollevato un polverone, hanno approfittato per mettersi in mostra davanti ai loro foraggiatori.
La SEI-Repower deve scusarsi con coloro che ha accusato ingiustamente.
Ma rivolgerle soprattutto agli abitanti dell’intero territorio reggino che in tutti questi anni hanno vissuto con una spada di Damocle pendente sulle loro teste..
La recentissima ricerca medico-scientifica condotta da Greenpeace ha dimostrato che in Italia le morti associate al carbone sono 1 al giorno e i costi ambientali e sanitari ammontano 1,7 miliardi di euro all’anno.
Sono dati allarmanti, questi, che devono fare riflettere. Dire si al carbone vuol dire chiudere gli occhi davanti a questa mattanza e conseguentemente esserne complici.
Lo studio pubblicato nel 2011 dalla EEA, l’agenzia per l’ambiente dell’Unione Europea ha individuato che i danni provocati dalla centrale a carbone Federico II di Brindisi ammontavano a 707 milioni di euro nel 2009: una cifra che supera ampliamente i profitti che Enel ottiene dalla centrale. Se i proprietari delle centrali a carbone dovessero pagare i danni causati dalle centrali stesse, nessuno userebbe il mortale combustibile per produrre energia, gli unici che pagano, con la loro salute e la loro vita, sono i cittadini.
Dire Si al carbone vuol dire vuol dire mettere in ginocchio la nostra terra e uccidere qualunque speranza per il futuro. Per il bene della nostra terra non possiamo tacere e voltare la faccia da un’altra parte, per amore della nostra terra dobbiamo dire NO AL CARBONE .
Coordinamento Associazioni Area Grecanica
www.nocarbonesaline.it
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