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<<Ingiustizia è fatta (e certificata)>>. E’ questo il commento secco e lapidario dell’Organo Direttivo di Confindustria Calabria rispetto ai risultati che emergono dall’inchiesta condotta dal Sole 24 Ore su “L’Italia che non cresce” con particolare riferimento al capitolo dedicato a “I finanziamenti per il Sud”.
Più di qualsiasi considerazione esplicativa, a giudizio dei vertici degli industriali calabresi, serve riportare in maniera testuale quanto fatto rilevare dalla Banca d’Italia nel corso dell’audizione sul federalismo fiscale.
“E’ utile rammentare che l’insieme delle risorse in conto capitale aggiuntive è di poco superiore al 5% dell’intera spesa pubblica nel Mezzogiorno. Se la restante parte della spesa pubblica, in larga misura corrente, produce risultati insoddisfacenti nei servizi essenziali (istruzione, giustizia, sanità, eccetera) le politiche regionali hanno poca possibilità d’incidere significativamente sullo sviluppo delle aree in ritardo”.
<<In questa maniera – sottolinea il Direttivo di Confindustria Calabria- viene sancito in modo netto ed inequivocabile il tradimento del principio della “addizionalità”, rispetto alla spesa ordinaria, dei fondi comunitari specificamente destinati alle politiche di sviluppo per le aree in ritardo. Tutto ciò – continua la nota di Confindustria Calabria – al più alto livello di autorevolezza e di terzietà come è quello garantito da Bankitalia. Giova ricordare – evidenziano gli industriali calabresi – che alla fine degli anni 90 il Governo determinò degli obiettivi molto precisi: il Sud, tra risorse ordinarie, Ue e Fas, sarebbe dovuto essere destinatario del 45% della spesa in conto capitale>>.
<<Ancora una volta il Sud viene privato di qualsiasi forma di “intervento ordinario” da parte dello Stato, – è il commento dei vertici di Confindustria Calabria – riservando una funzione sostitutiva e mai aggiuntiva ai fondi comunitari. Quando si sviluppano delle analisi occorre essere rigorosi ed intellettualmente onesti. Se si vogliono affrontare in maniera vera le ragioni del ritardo che caratterizza le regioni del mezzogiorno, occorre partire da questi dati di fatto dando vita a politiche efficaci e di giusto respiro, prevedendo procedure snelle, trasparenti e tempi certi>>.
<<Non ci soddisfa poter affermare che “noi lo avevamo detto e denunciato con forza, seppur in splendida solitudine” – conclude la nota del Direttivo di Confindustria Calabria – quello che serve è prenderne coscienza con dignità e senso di ruolo, recuperando il tempo perduto e le occasioni sprecate, per dare vita ad una nuova stagione di confronto ed attenzione con il Governo che sappia guardare oltre i luoghi comuni che limitano il tutto alle problematiche relative alla criminalità organizzata (che pure ci sono come nel resto del Paese) e curandosi in maniera esclusiva delle apparenze senza intervenire con forza sulle cause che, come testimonia la storia, sono essenzialmente di natura strutturale ed economica>>.
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