Concluso ad Africo Nuovo il restauro del busto in argento di San Leo

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Si è concluso in questi giorni il restauro del busto in argento di San Leo, della chiesa del Santissimo Salvatore di Africo Nuovo, capolavoro di argenteria messinese tardo barocca conservatosi in Calabria.

L’intervento, promosso dalla parrocchia del Santissimo Salvatore e il comune di Africo Nuovo, è stato coadiuvato dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici della Calabria e l’Ufficio Beni Culturali della diocesi Locri-Gerace, impegnati a valutare una campagna di lavori durati ben quattro mesi.

Ad eseguire il restauro, la ditta Materia e Immagine di Pasquale Faenza, la quale ha messo in atto tutta una seria di metodologie innovative, nell’intento di portare l’esperienza del cantiere africese nell’ambito del convegno internazionale sul restauro degli argenti che si svolge ogni anno a Roma.

L’intervento è stato preceduto da un’attenta indagine diagnostica coadiuvata dai dipartimenti di chimica delle Università di Messina e Cosenza, eseguita rispettivamente sulle lamine in argento e sul supporto in legno, gravemente danneggiato da un attacco d’insetti xilofagi. I lavori di restauro hanno permesso di restituire i valori originali delle superfici metalliche di quello che si potrebbe definire un’eccezionale opera di argenteria messinese del Settecento, poco nota persino agli studiosi. Durante l’intervento sono stati portati alla luce sia i nomi dei committenti, sia dieci bolli consolari, da cui è stato possibile stabilire l’anno di esecuzione del busto. I marchi riscontrati sulle lamine di argento sono attualmente oggetto di studio della dott.ssa Rosa Marina Filice, della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, la quale ha apportato nuove ed interessanti ipotesi sull’identità dell’artista che nel 1739 realizzò a Messina il reliquario di San Leo destinato al casale di Africo.

Il restauro ha puntato ad eliminare non soltanto le alterazioni cromatiche che ricoprivano le superfici metalliche ma anche di attutire i danni provocati all’opera durante l’ultimo intervento di ripristino, effettuato nel 1976 all’indomani del trafugamento del busto dal santuario africese.

Il reliquario di San Leo, patrono del piccolo centro aspromontano, rappresenta il simbolo identitario di questa comunità di pastori e agricoltori che le alluvioni del 1952 costrinsero ad un forzato trasferimento sulla costa nella seconda metà del secolo scorso. L’opera aveva seguito gli sfollati nel quartiere Trabocchetto di Reggio nel 1952, per poi giungere nel nuovo comune di Africo Vecchio, dove fu sistemato nella cappella della navata sinistra della nuova chiesa del Santissimo Salvatore. Trafugato nel 1976, fu ritrovato poco dopo e restaurato a Messina, dove si provvide ad ancorare le lastre di argento al supporto in legno servendosi di chiodi in argento. Dal quel momento l’opera è sempre rimasta gelosamente custodita ad Africo Nuovo, fruibile esclusivamente durante la solenne processione che si svolge puntuale ogni 12 di maggio.

Sarà così anche durante le prossime celebrazioni liturgiche dedicate al santo patrono, quando il simbolo spirituale di Africo mostrerà la raffinatezza delle sue forme, ricordando ai fedeli il messaggio misericordioso di San Leo, distintosi in vita per le sue opere caritatevoli, donando ai poveri il ricavato della pece che il monaco estraeva dalle pinete dell’Aspromonte.

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Author: Cristina

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