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Sosterremo tutte le iniziative di lotta che saranno intraprese nei prossimi giorni dai rappresentanti e dagli operatori del terzo
settore di Reggio Calabria che, nel corso di un’affollata e partecipata assemblea che si è tenuta qualche giorno fa presso i locali della Piccola Opera Papa Giovanni, hanno manifestato il loro stato di disagio drammatico dovuto all’inerzia e all’incapacità dell’amministrazione comunale di Reggio Calabra di dare risposte serie e concrete ad un problema che è ormai diventato atavico e che rischia di far chiudere numerosi servizi sociali rivolti ai bambini, ai meno abbienti, agli anziani, ai disabili, e che manderebbe sul lastrico almeno 300 famiglie.
È quanto ha sostenuto Massimo Gallo, responsabile organizzativo dei Comunisti Italiani di Reggio Calabria, in merito all’assemblea che si è tenuta nei giorni scorsi presso una delle realtà storiche del terzo settore di Reggio Calabria. Vogliamo ricordare, continua Gallo, che il credito vantato dalle cooperative sociali e dalle associazioni no profit e del terzo settore nei confronti del comune di Reggio Calabria ormai supera il milione e mezzo di euro e che gli operatori impiegati in questo servizi non percepiscono la retribuzione da ben otto mesi.
Tale situazione disastrosa è frutto per quanto ci riguarda, sostiene Gallo, delle politiche di bilancio fallimentari, clientelari e dissennate portate avanti, in questo settore come in altri, in questi 8 anni dall’amministrazione targata PDL e guidata dall’ex sindaco Giuseppe Scopelliti. Una domanda, conclude Massimo Gallo, in questa faccenda sorge spontanea, ha più valore forse che in altre occasioni e di sicuro è quella che si pongono da mesi gli operatori e le operatrici del terzo settore: poiché i progetti inerenti i servizi sociali vengono realizzati sempre con co-finanziamenti della comunità europea, del fondo sociale europeo in particolare, e con finanziamenti nazionali e regionali, perchè il comune di Reggio Calabria non ha questi fondi in cassa? Se la risposta è quella che, come pare viene avanzata ormai da più parti, i fondi destinati dalla comunita europea, dallo stato e dalla regione al settore delle politiche sociali siano stati utilizzati per pagare qualche debito clientelare fuori bilancio saremmo, quanto meno, davanti ad un’operazione moralmente scorretta fatta contro gli ultimi e che rischia il lienziamento di almeno 300 persone.
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