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Atteso che i depuratori comunali presenti sul territorio di Lazzaro e Motta da oltre 40 anni continuano ininterrottamente a scaricare in mare e nei torrenti liquami fognari senza alcun tipo di depurazione, visto che l’ARPACAL svolge attività tecnico/ispettiva/strumentale per le finalità preposte, è stato richiesto alla stessa Agenzia di sapere se gli esiti, tutti gli esiti, dell’attività relativa siano stati inviati alla competente struttura ASP in considerazione che è il medico di Igiene e Sanità Pubblica che assume determinazioni a tutela della salute delle persone, nei modi ritenuti idonei per scienza e cultura.
Il Direttore del Dipartimento Provinciale dell’ARPACAL di Reggio Calabria lo scorso 3 ottobre, con nota diretta anche al Sindaco del Comune di Motta SG e ad alcune Istituzioni precedentemente interessate da questo Comitato, riferiva tra l’altro che in nessun punto la normativa vigente prevede l’obbligo di inviare gli esiti analitici all’ASP competente per territorio, ritenendo ipotizzabile nei confronti del Comitato il reato di procurato allarme e un presunto danno erariale per distrazione di risorse pubbliche visto le numerose richieste di intervento inoltrate.
Abbiano letto più volte la suddetta comunicazione data l’incredulità dell’assunto e siamo rimasti a dir poco esterrefatti. In quanto viene negata l’evidenza. In merito abbiamo contestato le inspiegabili contraddittorie affermazioni interessando le Istituzioni competenti, rilevando che: gli esiti dei controlli sulle acque reflue devono essere recapitate al competente ufficio Dipartimento Medico di Prevenzione dell’ASP poiché deputato alla prevenzione sugli effetti della salute della popolazione. E seppure il Direttore dell’ARPACAL non ha trovato riferimenti ove tanto esplicita, basta applicare il buon senso e sapere che, per analogia: il medico per esprimere compiuta diagnosi a volte richiede accertamenti tecnici. Il tecnico (analista, radiologo ecografista) svolge detti accertamenti e li consegna al medico il quale, oltre al quadro clinico, assembla dati tecnici ed esprime diagnosi. Non è il tecnico che esprime diagnosi. Non può esprimerla. L’ARPACAL per legge non può esprimere diagnosi.
E’ vero che il Sindaco del territorio competente è sì la massima autorità sanitaria per l’adozione di ordinanze a tutela della salute dei cittadini, ma è pur vero che il Sindaco adotta il provvedimento se richiesto, o sentito, il Dirigente Medico di Prevenzione dell’ASP competente per territorio, il quale deve però essere prima a conoscenza di eventuale emergenza per poter richiedere o avallare tale provvedimento.
Per chiudere il discorso basterebbe soltanto dire che al Comune di Motta San Giovanni non è mai stata rilasciata l’autorizzazione allo scarico fognario e che tutte le Istituzioni competenti permettono che il prefato Ente continui a violare la legge calpestando i diritti dei Cittadini di conseguenza violando la Costituzione Italiana.
Ma è bene portare a conoscenza la popolazione come effettivamente stanno le cose. L’inquinamento prodotto dai depuratori comunali c’è e a certificarlo e la stessa ARPACAL che in merito ha più volte trasmesso gli atti alla locale Procura della Repubblica e per tale motivo ha negato a questo Comitato l’accesso all’informazione ambientale. Si aggiunge che la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria durante i controlli eseguiti nello scorso mese di luglio insieme con la predetta Agenzia regionale ha certificato che anche il depuratore di Motta SG, località Castelli, che dalla sua costruzione scarica permanentemente le acque inquinate nel torrente Oliveto, NON FUNZIONA. Ed ancora. Il Comune di Motta San Giovanni lo scorso mese di agosto ha disposto il divieto di balneazione nei tratti di mare 200 metri a destra-200 metri a sinistra dalla foce dei torrenti San Vincenzo, Saetta e Oliveto.
Nella suddetta nota si afferma che queste problematiche ambientali si ripropongono in occasione di malfunzionamenti o anomalie del sistema depurativo e della rete di adduzione in tutti i siti in cui sono presenti queste infrastrutture, quindi non soltanto nel territorio del Comune di Motta San Giovanni. Il direttore dell’ARPACAL non ha dubbi. I malfunzionamenti ci sono a causa di anomalie del sistema depurativo e della rete di adduzione in tutti i siti in cui sono presenti tali infrastrutture. Quindi non soltanto nel Comune di Motta SG, in tutti i siti esistono malfunzionamenti, come dire: “ aver compagno al duol scema la pena”.
Forse è per questo che gli inquinamenti ambientali originate da queste cause non sono riportate, a dire del Direttore dell’ARPACAL, dalla stampa e televisione. Vale a dire che se ad un disastro non viene data voce nulla succede. Miracolo della comunicazione.
Per quanto riguarda invece le affermazioni che i convenuti rappresentanti di vari Enti in sede di riunione dello scorso 7 febbraio in Prefettura, a dire del Direttore del Dipartimento ARPACAL, avrebbero all’unanimità espresso, ovvero che la situazione descritta non differisce da analoghe e numerose altre realtà territoriali …., dobbiamo affermare che la documentazione e le notizie in nostro possesso registrano un’altra inconfutabile verità.
Infatti, l’evidenza di quanto questo Comitato ha rappresentato è stata suffragata, quindi certificata, sia prima che dopo la riunione dello scorso 7 febbraio, non solo da Autorità locali, ma anche Autorità Regionali,Provinciali e Ministeriali. Addirittura i vigili del Fuoco in data 16.11.2010 hanno riscontrato la pericolosità del torrente Oliveto in caso di avverse condizioni meteo con notevoli precipitazioni e hanno attivato immediatamente il Sindaco del Comune di Motta San Giovanni per l’adozione degli urgenti provvedimenti, notiziando il Signor Prefetto. Nessun intervento è stato eseguito e il perdurare di tale grave situazione è stata recentemente riscontrata per l’ennesima volta dai funzionari del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Anche il permanere del grave indice di pericolosità del tratto urbano di Ss 106 di Lazzaro è stato in questi giorni certificato dai funzionari della direzione generale per le infrastrutture stradali, sebbene il Dirigente l’Ufficio Tecnico Comunale avesse certificato il completamento dei lavori.
Ci vuole un bel coraggio a parlare di procurato allarme anche di fronte a quanto sancito dal giudice di pace di Gallina, che il 12 luglio 2010 ha riconosciuto l’inattività del depuratore dell’Oliveto ed ha condannato il Comune di Motta San Giovanni, in persona del legale rappresentante, a rimborsare quanto versato dai due ricorrenti a titolo di canone di depurazione acqua. Lo stesso Giudice con successiva sentenza del 10 giugno 2011 ha sancito che il servizio di depurazione delle acque non ha funzionato per come avrebbe dovuto, con conseguente inquinamento del tratto di mare antistante, causato dagli scarichi fognari che nell’inerzia delle amministrazioni interessate – ivi confluiscono, invadendo il greto del torrente Oliveto ed imputridendo la spiaggia, con evidenti conseguenze in termine di qualità della vita e con lesione di interessi e/o diritti costituzionalmente garantiti. Con la succitata sentenza sono stati condannati il Comune di Motta San Giovanni, in persona del Sindaco pro – tempore e la Provincia di Reggio Calabria – in persona del Presidente pro-tempore a corrispondere allo scrivente tutti i danni non patrimoniali subiti fino all’anno 2008.
Si aggiunge ancora che per l’inquinamento prodotto dal depuratore dell’Oliveto la locale Procura della Repubblica ha rinviato a giudizio cinque soggetti responsabili, il processo è ancora in corso.
Perciò non si capisce di cosa stia parlando il Direttore dell’ARPACAL. Tantomeno riusciamo a comprendere come in sede di riunione i presenti di fronte a certificate situazioni che potrebbero portare alla perdita di un numero rilevante di vite umane, all’unanimità abbiano potuto convenire che la situazione descritta non differisce da analoghe e numerose altre realtà territoriali per cui l’insistenza delle segnalazioni e richieste di intervento da parte di questo Comitato potrebbero configurare gli estremi per l’ipotesi di reato di procurato allarme, sottraendo inoltre risorse economiche e di personale ad emergenze ambientali presenti sul territorio provinciale di maggiore gravità. Queste sono delle intimidazioni che non possono sortire effetto.
In conclusione resta da ripetere che nessun procurato allarme è da attribuirsi a questo Comitato, le cui richieste sono finalizzate alla rimozione della fonte inquinante e non all’accertamento dell’inquinamento che è evidente “ictu oculi”, ed eventuale danno erariale per distrazione di risorse pubbliche andrebbe attribuito all’Ente pubblico che continua ad eseguire interventi su depuratori che sono stati certificati non a norma e che quindi l’evento può manifestarsi in ogni momento.
Comitato Spontaneo “Torrente Oliveto”
rappresentato da Vincenzo Crea
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