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Oggi, venerdì 19 febbraio 2016, alle ore 17.00, presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori, per il ciclo di incontri “Invito alla bellezza” presenta “Giotto: la radice della pittura moderna”. Dopo gli interventi della dott.ssa Patrizia Nardi, Assessore alla Cultura del Comune di Reggio Calabria e della dott.ssa Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS, il dott. Salvatore Timpano, studioso d’arte, componente del Comitato Scientifico del CIS, illustrerà attraverso video proiezione, un vasto repertorio iconografico. Giotto (1267 circa – 1337) è considerato uno dei più grandi pittori italiani, ma a lui sono state attribuite anche importanti opere architettoniche come il Campanile del Duomo a Firenze.
E’ l’artista simbolo della tradizione medievale, vero innovatore della pittura italiana grazie alla geniale intuizione della prospettiva. Fu il primo a rappresentare nelle sue opere la borghesia medievale, una classe sociale che cominciava ad emergere, così da favorire un’identificazione tra l’opera e il fruitore che si riconosceva nei personaggi rappresentati .La sua prospettiva è detta “a spina di pesce”, perché le linee di fuga non convergono su di un unico punto, ma su vari punti disposti lungo un’asse. L’uso della prospettiva permette alle opere di Giotto di superare la bidimensionalità dell’arte bizantina e dare così una maggiore caratterizzazione psicologica alle sue figure.
Uno dei suoi più noti capolavori è il “Crocifisso di Santa Maria Novella” a Firenze e il ciclo di affreschi nella “Cappella degli Scrovegni” a Padova. Nella Cappella degli Scrovegni è anche ritratto il primo bacio dell’arte italiana, quello tra Gioacchino ed Anna, nella scena dell’Incontro alla Porta d’oro. La leggenda racconta che Giotto per dimostrare a papa Benedetto XI la sua abilità, disegnò con un solo tratto di mano una circonferenza perfetta, senza l’aiuto di compassi o altri mezzi; un’altra leggenda racconta che, mentre Giotto da giovane era a bottega da Cimabue, un giorno disegnò una mosca. Il maestro, tradito dal realismo dell’opera, provò in ogni modo a scacciare l’insetto. Accortosi che era un’opera del discepolo, considerò terminato il suo l’apprendistato.
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