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Di Angelina Stillisano
Le opere scultoree di “Emigration zone” commemorano i defunti del Cimitero dei Migranti di Armo, grazie al genio artistico del giovane scultore reggino, Luigi Scopelliti.
Si tratta di un interessante progetto ideato da questo giovane artista, classe 1988, originario di Cataforio, che, a seguito della visita presso il “Cimitero dei Migranti” di Armo, maturò due anni fa l’idea di creare qualcosa per onorare la memoria di quelle persone.
Trascorsi due anni, Luigi porta a termine il suo progetto creando infatti 45 sculture a forma di rondini, in terracotta, che colloca sugli scogli in pietra, nell’area della sepoltura. Le riproduzioni ritraggono delle rondini pronte a spiccare il volo, e rivolte a Sud perché vogliono simboleggiare virtualmente il ritorno dei migranti nelle loro terre. La grandezza dell’opera di Scopelliti risiede in questo: raccontare per mezzo dell’arte la realtà dell’emigrazione che lui stesso vive in prima persona come cittadino di Reggio Calabria, città considerata “terra di confine” in quanto c’è chi arriva, scappando da guerre e carestie e sperando in un futuro migliore, e c’è chi parte per trovare lavoro altrove, si pensi al massiccio esodo giovanile. La sua narrazione viene attuata con l’uso di mezzi semplici, come appunto le “rondini”, simbolo dell’emigrazione, della libertà, della Terra. “Emigration zone” racchiude la volontà di narrare tematiche non solo come l’emigrazione ma tutto ciò che riguarda il sociale. Lo stesso definisce le sue opere come approccio pragmatico alla pluralità culturale, mirate ad indurre una maggiore consapevolezza e comprensione del passato, presente e futuro.
“Vivere questi fenomeni che cambiano gli aspetti del mondo non è sempre facile – commenta Scopelliti – e qualsiasi cosa si faccia, anche il solo parlare, può cambiare molte cose”.
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