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Riceviamo e pubblichiamo:
La SEI S.p.A., non gradisce il confronto pubblico, preferisce comunicare solo attraverso le interviste di Fabio Bocchiola, nella sua duplice veste di amministratore delegato della Sei e della filiale italiana dell’azienda svizzera Repower.
Ascoltando le sue parole ci rendiamo conto del perchè di tanta avversione al dibattito.
Nell’intervista rilasciata al programma “Laser”, della tv svizzera RSI-Rete Due, l’A.D. della SEI-Repower chiarisce alcune posizioni della sua azienda riguardo alla scelta del carbone a Saline Joniche.
Ribadisce il perchè della scelta del carbone. Il carbone è il combustibile più economico e che quindi fa guadagnare più soldi alla sua società SEI-Repower. Perché è questo lo scopo di una società, fare soldi. Questa è la logica a cui rispondono gli avventurieri del carbone in Calabria, il profitto. Non c’è uno scopo filantropico dietro, non vogliono portare sviluppo e benessere nella nostra povera terra, vogliono fare soldi.
Purtroppo per loro però la logica del profitto non la si può applicare ad un territorio che, nella sua eterogeneità, ha molteplici esigenze e problemi da dover tenere in considerazione.
Nessuna preoccupazione ha invece la SEI-Repower che con i suoi dirigenti seduti attorno ad un tavolo ha deciso di abbinare il carbone ad una delle zone più belle d’Italia. Il peggiore inquinamento al turismo. Un colpo di genio!
Non hanno preso questa decisione a cuor leggero, come ha dichiarato Bocchiola:” Ci siamo mossi con molta cautela quando abbiamo deciso di entrare nel mondo del carbone, perchè il primo passo è stato proprio questo, cioè la salute pubblica, è stato per noi l’elemento discriminante se avventurarci o meno in una centrale a carbone”. Peccato che il passo successivo sia stato quello di ignorare completamente tutti gli studi medici ufficiali che riconoscono nel carbone, il combustibile fossile più inquinante del mondo, la causa di un numero enorme di morti. L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato un allarme che inchioda le centrali a carbone affermando che esse sono la prima causa al mondo delle morti per inquinamento.
Una società che tiene realmente alla salute delle persone che subiranno le conseguenze del suo progetto avrebbe detto “scusate, ci siamo sbagliati” e avrebbe desistito, ma la SEI-Repower no! Perchè loro devono solo fare soldi. Evidentemente le molte migliaia di morti all’anno a causa del carbone, denunciati dall’O.M.S., sono per loro solo persone ipocondriache.
L’intervista continua con un gioco di prestigio, si sposta l’attenzione per distrarre chi ascolta. L’a.d. della SEI-Repower inizia a parlare di inquinamento e afferma: “Abbiamo creduto nel sistema ETS, cioè Emission Trading System, che già oggi è operativo, cioè io nella mia centrale a turbogas che ho in Campania, io già oggi sto comprando certificati di CO2”.
Con gli ETS si compra il diritto di inquinare. Ogni stato europeo può emettere una certa quantità di gas serra, i paesi virtuosi ne emettono meno e possono vendere i loro ETS, in questo modo il totale degli inquinanti emessi sarà sempre lo stesso. E qui si cela il trucco! Spostare l’attenzione da Saline al mondo. Il totale dell’inquinamento prodotto rimarrà inalterato, ma ci saranno zone, come Saline Joniche, che dovranno subire dosi massicce di inquinamento.
Neanche il tanto sbandierato CCS (cattura e stoccaggio del carbone) viene in aiuto alla SEI-Repower. Annunciato ai quattro venti come la soluzione al problema delle emissioni della CO2, questo sistema sperimentale non sta dando i risultati sperati, inanellando una serie di fallimenti, tanto che Fabio Bocchiola è costretto a dichiarare, sull’utilizzo in futuro di questa tecnologia: “ Bisogna riflettere un attimo, perchè vorrebbe dire perdere circa 10 punti di efficienza, e quindi il grande successo di passare da 35% a 45% di efficienza, quindi riduzione delle emissioni con la stessa quantità di energia, in realtà, vuol dire fare un passo indietro”.
Questo vuol dire che il progetto della centrale a carbone a Saline Joniche sarà inquinante esattamente come le altre centrali a carbone. Dopo il ridimensionamento dei posti di lavoro da 500 a 140, anche la favola del carbone pulito grazie al CCS manifesta la sua inconsistenza.
Ma è sul finale che l’a.d. della SEI-Repower da il meglio di se, parlando dell’idea di elaborare quello che chiama “un patto di legalità” da stringere con le forze dello stato locali, entrando nel mondo del surreale!
Solo in un mondo alla rovescia la SEI-Repower può proporre il progetto di una centrale a carbone andando contro la legge regionale calabrese n°315 del 14.02.2005, che dice espressamente “è vietato su tutto il territorio regionale calabrese, l’utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica.”, progetto che quindi può essere definito illegale, e allo stesso tempo chiedere di stringere un patto di legalità.
Nelle battute conclusive viene fuori tutta l’arroganza della SEI-Repower e del suo rappresentante, quando parla della forte opposizione di tutte le istituzioni calabresi nei confronti del progetto della centrale, affermando: “non è nelle corde della Regione poter decidere in autonomia […]La Regione non può permettersi di dire si, no, non mi piace”.
Ecco qual è l’obiettivo finale della SEI-Repower, imporre sul territorio di Saline un progetto illegale, pericoloso per la salute dell’uomo e per l’ambiente, che ha incontrato il netto rifiuto di tutte le istituzioni calabresi e della popolazione, attraverso sistemi di disinformazione che hanno suscitato lo sdegno anche in terra elvetica.
SEI-Repower, le favole che racconti non avranno un lieto fine.
Coordinamento Associazioni Area Grecanica
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