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“Una colossale opposizione non c‘è”
Di Stefan Bisculm e Hansruedi Berger
Kurt Bobst, CEO della multinazionale grigionese Repower, deve incassare molte critiche a causa dei progetti di centrali a carbone in Italia e Germania. Malgrado ciò crede che la maggior parte della popolazione del luogo sia dalla sua parte.
Signor Bobst, ha il suo affare in Italia ancora sotto controllo?
Certo, certamente abbiamo l’affare sotto controllo. Circa il 50% del nostro volume d’affari, pari a 1 miliardo di Franchi, lo facciamo in Italia.
Il profitto allora quadra. Tuttavia l’autorità per la concorrenza italiana indaga su Repower Italia e la consorella italiana SEI propaga tramite i media bugie riguardo la dimostrazione anti carbone di Coira.
E’ corretto che il procedimento dell’autorità antitrust è in corso dalla fine dell’anno scorso. Stiamo lavorando con le autorità che esaminano il caso e le forniamo tutte le informazioni che necessitano. Se lei in relazione alla SEI parla di bugie, questo non lo posso condividere.
Sul canale televisivo Calabria TV un consulente della SEI ha raccontato che alla dimostrazione anti-carbone di fine settembre a Coira erano presenti appena 100 persone, la cui maggior parte ha dimostrato a favore del carbone. Questa è però una bugia.
Dalle nostre stime hanno partecipato alla manifestazione circa 350 Persone. In quale contesto la citazione alla televisione italiana sia avvenuta, l’abbiamo guardata internamente. Chiaramente è stata una stima che è stata fatta all’inizio della dimostrazione, ed è stata scorretta.
Sta intraprendendo qualcosa per fermare le bugie che vengono divulgate in Italia?
Io non parlerei di bugie. Queste sono testimonianze che nel contesto non sono così precise ma che hanno corrisposto con la percezione di questo signore.
La lista degli intoppi in Italia è lunga. In giugno un collaboratore di Repower a Milano ha alleggerito l’azienda di diversi milioni di franchi. Ed è stato provato che i comunicati stampa dell’ufficialmente indipendente comitato Pro-Carbone sono stati redatti da un collaboratore di Repower Italia. Non sembra che lei abbia tutto sotto controllo.
Con rincrescimento abbiamo preso atto della truffa in Italia. Intanto però si tratta di un caso isolato dove un collaboratore, investendo molta energia criminale, ci ha truffato. Questi tipi di incidenti possono accadere dappertutto. Questo non ha nessuna relazione con l’ubicazione in Italia.
E che cosa dice sui comunicati stampa manipolati? In totale, su 12 comunicati stampa dell’ufficialmente indipendente comitato Pro-Carbone, 10 sono riconducibili a Repower Italia.
Non è che noi scriviamo i comunicati stampa del comitato pro-carbone. Noi abbiamo meramente eseguito una rilettura.
Repower ha pagato CHF 9000.- a dei cittadini calabresi pro-carbone in modo da poter permettergli di trascorrere una giornata di dimostrazione tutto-compreso a Coira. Questa vicenda non dovrebbe essere un po’ imbarazzante per lei?
Cosa significa imbarazzante? I due comitati, che sono indipendenti da noi, hanno pianificato il viaggio su propria iniziativa. Su relativa richiesta una nostra collaboratrice ha pagato l’importo. CHF 4500.- per i costi di viaggio e CHF 4500.- per l’albergo. Di più non posso dire.
L’accaduto dà l’impressione che i sostenitori del carbone in Calabria siano una trovata pubblicitaria di Repower.
Questo non è corretto. Ci sono 4 comitati e 2 di questi sono molto attivi. Tutti si sono costituiti su propria iniziativa e non a causa di una qualsivoglia attività di Repower.
Repower ha una volta comunicato che la popolazione in Calabria è in maggioranza a favore del progetto della centrale a carbone di Saline Joniche. Come è arrivato a questa valutazione?
Ci sono forti gruppi a favore del progetto. Una colossale opposizione non c’è. Si tratta di un progetto infrastrutturale, ci sono sempre i sostenitori e gli oppositori. Anche in Svizzera non sarebbe diverso. Abbiamo dei forti sostenitori nell’economia energetica, nel governo e nelle autorità locali.
Come può sostenere che non ci sia una grande opposizione, se sul posto sia la Provincia sia il Parlamento Regionale, i sindacati, le associazioni ambientali e gli imprenditori turistici danno l’assalto al progetto?
Abbiamo molti contatti in Calabria e parliamo con molta gente. Alle manifestazioni informative pubbliche abbiamo rilevato che molto più del 50% dei partecipanti sostiene il progetto. Constatiamo anche però che abbiamo un’accresciuta opposizione, con la quale ci confrontiamo. Abbiamo però anche un serio aumento dei sostenitori.
I sostenitori sono magari quelli che ci guadagnano con questo progetto. Industriali, Impresari edili ecc. e non la popolazione comune.
C’é anche molta gente che a ragion veduta è a favore del progetto. Per esempio perché desiderano uno sviluppo economico in questa regione.
Costruirebbe la centrale a carbone a Saline Joniche anche contro l’esplicita volontà della popolazione?
L’esplicita volontà della popolazione si vedrà quanto arriverà la decisione di costruire. Noi non costruiremo la centrale a carbone andando contro la maggioranza della volontà della popolazione. Tutti i nostri progetti sono eseguiti assieme alla popolazione e autorità. Una decisione a costruire sarà presa solamente quanto tutti i fatti saranno esposti e qui ci sta anche l’approvazione della popolazione.
Una delle preoccupazioni principali degli oppositori al carbone è che con la costruzione di nuove centrali a carbone la svolta energetica venga posticipata di 40 anni. Non ha paura che a quel momento il clima sarà già distrutto?
Noi di Repower abbiamo una chiara strategia. Una grande parte dei nostri investimenti vengono fatti nelle energie rinnovabili come acqua e vento. Presumiamo che fino al 2030 circa il 50% del fabbisogno energetico in Europa potrà essere prodotto con energie rinnovabili. E’ una supposizione aggressiva. Per questo sarà necessario un grande ampliamento della rete e dei sistemi di accumulazione. Inoltre si deve prevedere che il parco produttivo di energie termiche debba essere rinnovato. Su questo ci stiamo lavorando.
Abbiamo sentito bene, Repower investe principalmente in energie rinnovabili? Gli investimenti nelle centrali a carbone di Saline Joniche e Brunsbüttel sono di molte volte più alti che quelli delle centrali eoliche? Le centrali eoliche non sono certo di più che uno specchietto per le allodole.
Se lei la vuole vedere così, prego. Di fatto è che nei prossimi 10 anni intendiamo investire all’incirca 2 miliardi di franchi in energie rinnovabili. 1.2 miliardi li investiremo nella sola forza idrica, inoltre investiremo in impianti eolici e una parte anche in centrali a gas. Accanto a ciò vogliamo anche ulteriori 200 fino a 300 Megawatt di energia di banda, cioè per esempio energia dal carbone. Se lei confronta i volumi, vede che gli investimenti nel carbone sono una frazione del tutto.
Nei 1.2 miliardi è compresa anche la centrale idroelettrica ad accumulazione con stazione di pompaggio del Lago Bianco. Con questa però non verrà prodotta ulteriore energia. Ufficialmente questo tipo di centrali non conta come energia rinnovabile.
Le centrali idroelettriche ad accumulazione sono una premessa per permettere l’ampliamento delle energie rinnovabili. Le reti e l’approvvigionamento possono restare stabili solo se hanno questo tipo di accumulatore. Fin ora abbiamo avuto un parco produttivo con il quale potevamo produrre energia quanto l’avevamo bisogno. In futuro produrremo energia quando ci sarà il vento e splenderà il sole. Per accumulare questa energia neccessitiamo di centrali elettriche ad accumulazione. Dunque è sbagliato non calcolare le centrali elettriche ad accumulazione nelle energie rinnovabili.
Nella popolazione i vostri progetti inerenti le energie rinnovabili non sono quasi presi in considerazione. Anzi la Repower si gioca il suo buon nome a causa dei progetti di centrali a carbone. Perché coinvolge la sua azienda e il Cantone dei Grigioni in questa strategia “carbonifera”?
Non abbiamo una strategia “carbonifera” ma una strategia globale. Lo ribadisco un’altra volta: Noi crediamo che tra 20 anni le energie rinnovabili in Europa potranno contribuire al 50% della produzione totale. Abbiamo però ancora un 50% di non rinnovabile. Noi siamo una delle poche aziende che vede chiaramente e ribadisce che solo con energie rinnovabili non va. Noi diamo il nostro contributo in modo che il più possibile venga fatto in direzione delle energie rinnovabili. E però un’ utopia credere che entro i prossimi 20 anni si possa trasformare fondamentalmente l’intera produzione energetica in Europa. Necessitiamo anche in futuro di una produzione energetica convenzionale.
Kurt Bobst…
…è dal 2008 CEO di Repower. Il 46enne Solettese ha una formazione di Controller con diploma federale. Prima di entrare alla Repower e succedere a Karl Heiz, Bobst è stato per 6 anni amministratore della Pöyry Svizzera.
Repower è un’azienda attiva a livello internazionale nel ramo dell’energia elettrica con sede centrale a Poschiavo. Il gruppo è ben stabile nel mercato con una forte posizione nel commercio e distribuzione di energia. Il Canton Grigioni detiene il 46% delle azioni di Repower. Il governo è rappresentato con un seggio nel consiglio d’amministrazione. Gli altri due grandi azionisti sono l’azienda energetica Alpiq e la società elettrica Laufenburg.
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