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Il Protocollo d’intesa firmato da Confindustria Reggio Calabria e SEI S.p.A ha lo scopo di sancire un patto per lo sviluppo territoriale, legato al progetto di realizzazione della futura centrale a carbone di Saline, di creare un tavolo permanente che agevoli lo scambio di informazioni tra gli attori socio-economici ed istituzionali coinvolti nella realizzazione del progetto per rafforzare il ruolo dell’Associazione degli Industriali nella governance dei processi economici correlati al progetto della centrale a carbone.
Questo è quanto si legge nella nota stampa lanciata da Confindustria ieri in cui si parla di soggetti socio economici ed istituzionali.
Ci chiediamo a quali istituzioni si stia facendo riferimento, vista la chiusura totale verso l’argomento opposta da tutte le istituzioni coinvolte nell’iter autorizzativo per la costruzione della centrale, a partire dalla Regione Calabria, che peraltro ha impugnato presso il Tar del Lazio i Decreti autorizzativi dell’opera, fino ad arrivare alla Provincia di Reggio Calabria, che si è espressa in maniera decisamente critica anche riguardo alle opere di compensazione offerte da SEI-Repower, e ai tanti Comuni che, ricadenti nelle zone di ricaduta dell’opera, si sono dichiarati contrari alla costruzione della stessa, o addirittura, come nel caso di Montebello Ionico, si sono costituiti in giudizio al fianco dell’ente Regionale.
Nella nota non si accenna minimamente alle realtà economiche esistenti, all’imprenditoria locale, alle ricadute sul tessuto socio-conomico già esistente! Delle due allora l’una: o si ritiene che i processi economici in atto non siano correlati alla costruzione della centrale a carbone, oppure più ragionevolmente si preferisce tacere sulle ricadute negative che si avrebbero anche in questo campo.
Del resto l’intervista rilasciata, qualche anno fa, dal presidente di Confindustria Calabria, dr. Giuseppe Speziali, non lascia spazio a dubbi o incertezze: ”Noi non possiamo trascurare questi investimenti tutti privati sul territorio calabrese, in questo senso noi ci facciamo portatori degli interessi della classe imprenditoriale calabrese”. Dello stesso avviso il presidente di Confindustria reggina, dr. Andrea Cuzzocrea, da cui ci saremmo aspettati un approccio diverso, staccato dalle solite logiche lobbistiche e più aperto verso il territorio. Entrambi si preoccupano di non perdere questi investimenti, poco importa quali siano le ricadute sui territori, quali esternalità si creeranno e con quali nefaste conseguenze. Infatti al giornalista che gli chiede: “Presidente, ma come dobbiamo leggere il protocollo? Come una ‘benedizione’ di Confindustria alla centrale a carbone? Vi prendete questa responsabilità?” Il Presidente Cuzzocrea risponde: “Non abbiamo alcuna competenza tecnica per discutere della valutazione di impatto ambientale o delle eventuali ricadute negative per la salute dei cittadini.”
E le dichiarazioni che provengono dalla Svizzera a sostegno del si alla centrale, di questi giorni, sono dello stesso tenore: nessun riferimento alla forte opposizione incontrata sul territorio, nessun rispetto delle Istituzioni contrarie al progetto.
L’unica preoccupazione è salvare la reputazione di Repower, troppe volte salita alla ribalta delle cronache per i flop di investimento. Saline Joniche per Repower è l’ultima spiaggia, gli azionisti, che hanno visto il valore delle loro azioni crollare vertiginosamente negli ultimi anni, non sopporterebbero un’altra battuta d’arresto e la conseguente ulteriore perdita di valore azionario.
In questi giorni in Svizzera c’è grande fermento perché il prossimo 22 settembre, nel Cantone dei Grigioni, i grigionesi dovranno decidere se sostenere o bloccare definitivamente l’investimento di Repower a Saline. I cittadini svizzeri sono stati chiamati in causa in quanto il Cantone detiene la maggioranza del capitale azionario di Repower, esattamente il 58%, che, contrariamente a quanto affermato da Confindustria, è quindi capitale pubblico sebbene di un’altra nazione.
E le dichiarazioni di Jon Domenic Parolini, presidente del comitato pro centrale e sindaco di Scuol, sono a dir poco sconcertanti. Parolini dichiara: «Personalmente non sono molto favorevole alle centrali a carbone», «Per me però la questione principale in questa votazione non è la centrale di Saline Joniche, ma il fatto che la politica non deve immischiarsi retroattivamente nelle attività di un’azienda. La certezza del diritto è fondamentale».
Riteniamo gravissime queste dichiarazioni, oltraggiose di qualsiasi istituzione democratica. Siamo considerati merce di scambio: non una parola che ci rassicuri circa i temi di salute e ambiente, nessuna etica, nessun rispetto dei diritti fondamentali, ma solo motivazioni che affondano le radici in ragioni speculative, meramente economiche, ideologiche e nulla più.
L’ennesima dimostrazione di un agire arrogante e prepotente che non possiamo tollerare in maniera inerme.
COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI AREA GRECANICA “NO CARBONE”
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