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Approvata dall’Italia ma bocciata dalla Svizzera. Potrebbe essere questo il destino della centrale a carbone “pulito” da 1.320 MW di Saline Joniche, progetto da oltre un miliardo di euro che lo scorso aprile ha ottenuto la Via dal ministero dell’Ambiente ma che oggi, 22 settembre, dovrà passare al vaglio di un referendum nel Cantone elvetico dei Grigioni.
Il referendum transnazionale, che rappresenta probabilmente un unicum mondiale nella storia della sindrome di Nimby, è stato indetto a seguito dell’iniziativa popolare “Sì all’energia pulita senza carbone” lanciata dal Wwf e da altre associazioni ambientaliste svizzere, che si propongono di impedire a Repower (controllata al 58,3% dal Cantone dei Grigioni) la realizzazione della centrale calabrese.
Nella relazione semestrale, Repower spiega che l’iniziativa popolare è stata respinta a larga maggioranza dal Parlamento grigionese, anche se il Gran Consiglio (il Governo cantonale, ndr) ha approvato un controprogetto che permette alla società la realizzazione di Saline Joniche ma vieta futuri investimenti in progetti di centrali a carbone senza Ccs.
Qualora l’esito del referendum impedisse la realizzazione della centrale italiana, stigmatizza Repower, “si creerebbe un precedente pericoloso per tutti i settori economici e industriali del Cantone dei Grigioni”.
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