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Riceviamo e pubblichiamo:
Da nord a sud i problemi della Repower aumentano sempre più.
Iniziando dalla Svizzera dove è sempre più diffusa la contrarietà al progetto della centrale a carbone di Saline Joniche, alla censurabile disinformazione sul progetto e alle bugie sulla sua pericolosità, all’acquisizione del consenso popolare attraverso il foraggiamento degli pseudo comitati del si, per i quali scriveva i comunicati stampa.
Tutto questo ha portato il presidente del Gran Consiglio Grigionese, azionista di maggioranza di Repower, Martin Schmid a dichiarare: “attività di disinformazione della popolazione e dei media non possono essere tollerate non è nemmeno compito dell’impresa versare soldi e offrire sostegno a gruppi coinvolti nella formazione dell’opinione pubblica e politica in Italia”. Anche il presidente del consiglio di amministrazione della società retica, Edward Rikli, ha fermamente criticato i comportamenti della SEI, di cui Repower è azionista di maggioranza.
La casa madre svizzera ha dunque perso il controllo della filiale italiana, la quale a sua volta non riesce più a gestire quello che i suoi delegati e sostenitori combinano in Calabria? Come pensano di poter gestire la centrale a carbone che la D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia), nella relazione del primo semestre del 2010, la classifica come “un’ulteriore fonte di interesse economico per le cosche”?
Messaggi inquietanti arrivano dai suoi rappresentanti sul territorio. Il sig. Franco D’Aquaro consulente “politico” della SEI, secondo quanto riportato dal giornale svizzero WOZ presente a Saline Joniche il 29 ottobre 2011, in occasione della giornata nazionale contro il carbone, indicando i relatori, i politici presenti e i manifestanti, avrebbe affermato in modo lapidario: “parlano i morti”. Parole che nella nostra terra hanno un peso enorme e non possono avere giustificazione.
Ma non è solo il fronte meridionale a rendere insonni le notti della dirigenza di Repower.
A Milano si è verificato un episodio di frode, si parla di cifre a sei zeri sottratte all’azienda, mentre il titolo in borsa crolla in borsa a ritmi vertiginosi.
E mentre nel Cantone dei Grigioni vengono raccolte oltre 4400 firme per bloccare la costruzione delle centrali a carbone sul territorio di Saline Joniche e Brunsbüttel in Germania, e le associazioni elvetiche protestano davanti alle banche per impedire il finanziamento alla Repower, anche in Toscana sono forti le contestazioni da parte delle popolazioni per il progetto della società elvetica, che vorrebbe costruire una centrale turbogas a Pistoia. La Repower a fronte di un numero esiguo di posti di lavoro comprometterebbe, a causa del forte inquinamento, le aziende vivaistiche che occupano migliaia di persone.
Da nord a sud la musica non cambia. La Repower cerca di arricchirsi non curante degli enormi danni che i suoi progetti causano alla salute delle persone e all’ambiente, cercando di minimizzare quello che la comunità medico-scientifica ritiene estremamente dannoso.
Il dottor Bocchiola, amministratore delegato di Repower Italia, è costretto a saltare da un giornale ad una tv a balbettare soliloqui per giustificare un progetto che nessuno vuole. Promette la favola dei posti di lavoro e della centrale a carbone sicura per l’ambiente e per l’uomo, guardandosi bene dal confrontarsi con la popolazione che con forza e determinazione rigetta lo scellerato progetto della SEI-Repower. Le sue parole irreali cozzano con la concretezza delle ricerche mediche, come quella dell’ A.I.O.M. (Associazione Italiana di Oncologia Medica) che nelle sue conclusioni afferma:
“Gli studi condotti sulle popolazioni residenti nei pressi di centrali a carbone hanno dimostrato un aumento dell’incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. Gli studi di stima di impatto ambientale dimostrano uno stretto rapporto fra livelli di emissioni, numero di persone esposte e danni sanitari, compreso il cancro. Sono inoltre segnalati aumenti dell’incidenza di cancro della cute non melanoma e di cancro dello stomaco.”
Se la Repower vuole costruirsi un’immagine di azienda “verde” deve iniziare a proporre solo progetti compatibili con i territori e le loro vocazioni. Saline Joniche è un’occasione imperdibile per l’azienda elvetica, per recuperare la credibilità che va sempre più scemando a causa delle sue scelte dettate solo dalla logica del profitto e della mancanza di rispetto verso le persone e i luoghi ai quali cerca di imporre i propri progetti.
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Davvero sconcertanti le considerazioni contenute in questo articolo che dimostrano il pregiudizio e la mancanza di conoscenza delle cose e delle tecnologie che oggi sono alla base della produzione di elettricità, fattore fondamentale del benessere e dello sviluppo per TUTTI i Paesi sviluppati che hanno avuto la possibilità e la capacità di conquistarli nell’ultimo secolo.
Il Carbone è stato e continuerà ad essere il volano fondamentale di tale benessere e sviluppo nel Mondo e grazie alle moderne tecnologie la produzione elettrica dalle centrali a carbone ha ed avrà un impatto del tutto trascurabile ed enormemente inferiore a tutte le principali attività produttive industriali (raffinazione, acciaio, vetro, carta, metalli vari, ecc. ecc.). Ma indubbiamente si può anche vivere di pastorizia e di pesca. Per molti è una questione di scelta, per altri di mancanza di alternative. Esaminare la situazione dei Paesi poveri e sottosviluppati del mondo può aiutare a riflettere sul tema, anche e soprattutto dal punto di vista ambientale e di benessere per le relative popolazioni.