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Ricevimo e pubblichiamo DI GIOVANNI ALVARO
Finalmente è arrivato il via libera per la costruzione della Centrale a carbone di Saline Joniche. Essa sorgerà nella Jonica bassa reggina trovando posto nel sito dell’ex Liquichimica, e sarà realizzata dalla controllata italiana della Rezia svizzera. La Commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), che da mesi aveva in discussione il fascicolo riferito alla centrale, incaricata di esprimersi sulla fattibilità dell’impianto e sulla inesistenza di ricadute negative per la salute dei cittadini, ha espresso il proprio parere positivo. E’ una notizia altamente positiva contro la quale si sono già scatenati i signor NO, quelli stessi che da anni ostacolano la sua realizzazione, dimostrando una gravissima cecità ed una volontà nichilista. E’ stata, e continua ad essere, un’opposizione incredibile, che è ancor più sconcertante se si considera il fatto che, fatti salvi gli impatti ambientali, si ostacoli, in Calabria, un investimento PRIVATO di 1 miliardo e 200 milioni di euro per la costruzione di una Centrale a carbone in una zona tra le più disagiate e più ‘maltrattate’ dal potere politico.
Prima con la Liquichimica che non è mai entrata in produzione, poi con l’Officina Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato che è stata anch’essa una grande delusione perché anch’essa non è mai entrata in attività; poi ancora con un porto che si insabbia periodicamente e non permette la sua utilizzazione; e infine con le promesse del signor Loiero, ex Governatore della Calabria, che a fronte dell’ipotesi centrale a carbone ha sbandierato ai quattro venti la costruzione di un impianto per la produzione di pannelli fotovoltaici. Promessa, questa, vana e usata alla vigilia delle elezioni regionali per carpire il voto della popolazione della zona che, però, non ha abboccato all’amo ed ha contribuito al grande successo del nuovo Governatore Giuseppe Scopelliti.
Ma la popolazione del paese interessato ha anche deciso, nel segreto delle urne, di dare il benservito anche al più acerrimo nemico della Centrale a carbone, il sindaco uscente Loris Nisi, sostituendolo col dott. Nino Guarna. Sono segnali che dimostrano quanto siano lontani dalle volontà popolari i gruppi dirigenti di una sinistra troppo impegnata a inseguire le posizioni dei verdi e degli ambientalisti. Finora tutto veniva rifiutato con l’alibi delle ricadute negative per la salute dei cittadini. Ora quest’alibi non c’è più ed è sperabile che la sinistra abbia il coraggio di abbandonare finalmente questo terreno evitando di inseguire Lega Ambiente sul terreno del terrorismo anti centrale.
E’ comunque opportuno ricordare:
• che l’investimento per la Centrale di Saline Joniche servirebbe a lenire la forte disoccupazione esistente nella zona;
• che esso si inquadrerebbe nell’azione dei governi occidentali per fronteggiare la gravissima recessione esistente;
• che servirebbe a ridurre in modo consistente l’importazione di energia dai paesi confinanti (conseguenza questa da addebitare alla casta del NO che bloccò, a suo tempo, le avviate costruzioni di alcune centrali nucleari);
• che esso aprirebbe, finalmente, le porte ad uno sviluppo economico e sociale nell’intera zona grecanica ch’è la più derelitta dell’intera Calabria.
Nessuno comunque, ha teso a imporre un insediamento senza le dovute garanzie per la salute dei cittadini e per la salvaguardia del territorio ospitante. Adesso però, sapendo che un investimento di 1 miliardo e 200 milioni di euro ‘trascina’ altri investimenti a partire dall’attivazione del porto e dal suo mantenimento in efficienza per un uso non esclusivo per il carbone, e dalla autostrada Reggio-Melito Porto Salvo, vanno aperti tavoli di trattativa per concordare le esigenze della zona e ottenere consistenti ricadute.
Il processo deve essere gestito dalla Regione evitando d’apparire assenteista, ma affrontando ogni problema con l’obiettivo, da una parte, di isolare i ciarlatani di turno e i terroristi pseudo ambientali, ma in servizio permanente continuato e, dall’altro, per ‘risarcire’ una zona, quella grecanica, troppo a lungo disillusa dagli impegni politici pubblici. Guai a sbagliare ancora una volta.
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