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Questa mattina presso il Liceo scientifico Leonardo Da Vinci (sede staccata di via Reggiocampi) si è tenuta la proiezione del Docufilm di
Ambrogio Crespi, Spes vs Spem, liberi dentro; prima iniziativa in Calabria della “Carovana per la giustizia” organizzata dal Partito Radicale e dall’Unione delle Camere Penali.
Dopo il saluto del dirigente scolastico hanno preso la parola l’avvocato Francesco Calabrese, presidente della Camera Penale di Reggio
Calabria, Giampaolo Catanzariti del direttivo della stessa camera penale, (i cui componenti sono iscritti al Partito Radicale), Sergio D’Elia (segretario di Nessuno Tocchi Caino) e Rita Bernardini, oggi al 15° giorno di sciopero della fame per lo stralcio dell’ordinamento penitenziario e per il diritto di curarsi con la cannabis terapeutica.
L’Avv. Calabrese ha ricordato che il principio di rieducazione/reinserimento enunciato nell’art. 27 della Costituzione della Repubblica e come, per coerenza con quel principio, la condanna non debba privare il detenuto della speranza di uscire dal carcere. Una speranza negata dall’applicazione dell’art. 4 bis che nega al condannato il godimento dei benefici altrimenti previsti dall’ordinamento penitenziario.
Rita Bernardini si è soffermata sull’art. 13 della stessa carta fondamentale, che stabilisce che la pena non può essere contraria al senso di umanità; ha poi ricordato, rafforzando il discorso dell’avv. Calabrese (che in precedenza aveva segnalato che hai detenuti in 41bis non è possibile cucinarsi un piatto di pasta), che ai detenuti sottoposti al “carcere duro” non è nemmeno permesso di toccare i famigliari in visita.
L’avv. Catanzariti ha ricordato come (diversamente da quanto i cittadini sono indotti a pensare n.d.r.) la maggioranza degli ergastolani in Italia è sottoposta al regime ostativo e ha concluso che lo Stato – che non è un individuo e non ha quindi emozioni e pulsioni – dovrebbe combattere la criminalità con il rafforzamento dello Stato di diritto e delle garanzie proprie di un regime democratico.
Sergio D’Elia, infine, prima di rivolgere alcune domande ad alcuni degli studenti presenti nell’aula magnati , ha ricordato che chi è condannato all’ergastolo “normale” (non cioè gravato dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario), può accedere ai benefici dopo aver scontato 26 anni di pena.
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