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Il deputato del Pd, Franco Laratta, ha tenuto venerdì scorso, a Lamezia Terme, una conferenza stampa assieme al commissario regionale del suo partito, Alfredo D’Attorre, per illustrare i dati sull’informazione Rai in Calabria diffusi dall’Osservatorio di Pavia.
Laratta ha denunciato che, negli ultimi tre mesi del 2011, il presidente della Giunta Regionale, “Giuseppe Scopelliti, ha avuto 65 minuti e 13 secondi, 23 dei quali è in parlato, nei telegiornali della Rai regionale”, seguito dal presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio (area Pd) con 14 minuti. “Qualche parlamentare come noi – ha osservato Laratta -, invece, uno o due minuti in tre mesi”.
Il deputato ha, quindi, ricordato, tanto per fare un esempio, che ciò non avviene nelle altre testate regionali, tant’è che, nello stesso periodo, in Emilia Romagna, a Vasco Errani sono stati dedicati 23 minuti e in Puglia a Nichi Vendola 42”.
“Abbiamo rispetto – ha detto Laratta – del lavoro dei giornalisti e della loro autonomia, però vogliamo sollecitare una questione, che è quella della Rai regionale. Nello stesso tempo non chiediamo una corsia preferenziale”.
Legittima la protesta del parlamentare del Pd, che ha annunciato l’intenzione di sottoporre la questione alla Commissione di Vigilanza della Rai, ma se quanto ha riferito ieri “il Quotidiano della Calabria” – e non abbiamo motivo di dubitarlo osservando il virgolettato – corrisponde al vero, Laratta ha raccontato una grossa bugia.
Laratta – si legge, infatti, nell’articolo scritto dalla giornalista Maria Francesca Fortunato – “ricorda anche il caso di Annarosa Macrì, giornalista Rai «che è stata costretta dall’azienda – ricorda Laratta – a interrompere la collaborazione con il Quotidiano della Calabria, mentre ad altri colleghi è consentito scrivere, anche copiosamente, su altre testate. Il problema della Macrì è forse quello di avere delle idee diverse? Purtroppo di questa vicenda devo rilevare anche la gestione scandalosa della Fnsi calabrese: e lo faccio da giornalista iscritto a questo sindacato».
Sulla vicenda Macrì non c’è nulla da aggiungere rispetto a quanto abbiamo chiaramente affermato nei giorni scorsi. Abbiamo posto due problemi: uno di rispetto del contratto nazionale di lavoro giornalistico ed un altro – morale – di opportunità. Con Laratta e con Annarosa Macrì siamo d’accordo che non possano essere usati pesi e misure diversi, pertanto la protesta ci trova d’accordo – e l’abbiamo detto subito – solo sul fatto che ad altri giornalisti della Rai venga consentito di fare ciò che a lei viene negato.
Rispettiamo l’opinione di Laratta, non censuriamo la sua espressione sulla “Fnsi calabrese” – ci interessa solo il giudizio dei nostri iscritti -, ma – ripetiamo, se quanto riportato dal suo giornale corrisponde al vero – non gli consentiamo di diffondere false notizie. Contrariamente a quanto avrebbe – il condizionale è d’obbligo, nonostante il virgolettato – affermato nel corso della conferenza stampa, il signor Franco Laratta, deputato del Pd, non è iscritto al Sindacato Giornalisti della Calabria e di conseguenza alla Fnsi. E’ pubblicista iscritto all’Ordine dei giornalisti della Calabria, è – lo afferma lui stesso nel suo blog – “autore di alcuni saggi” e “scrive per il Quotidiano della Calabria”, ma non è – ribadiamo – iscritto al sindacato dei giornalisti, quindi non è titolato a parlare “da giornalista iscritto a questo sindacato”. Lo faccia da cittadino, da parlamentare, da pubblicista, da collaboratore del Quotidiano della Calabria, ma non da iscritto alla Fnsi.
A proposito: nelle cronache dei giornali non ne abbiamo trovato traccia, ma la domanda è d’obbligo: l’on. Franco Laratta ha espresso solidarietà ai suoi colleghi del Quotidiano della Calabria in lotta per il riconoscimento dei loro sacrosanti diritti?
Questo “scandaloso” sindacato, lunedì scorso, ha incontrato l’editore del giornale per cui scrive Laratta e, assieme al Cdr, alle Rsa e alle rappresentanze provinciali di Cgil, Cisl, Uil, ha ripristinato le relazioni sindacali con l’editrice Finedit sottoscrivendo un accordo sulle spettanze arretrate (due mesi ai dipendenti e addirittura anni ai collaboratori) e concordato – in un clima di civile collaborazione – un calendario di incontri per affrontare le altre questioni sul tappeto. Ma questo, forse, a Laratta non interessa. E’ anche lui convinto che lavorare gratis sia un contributo alla democrazia?
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