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Le Comunità montane avrebbero dovuto concorrere alla difesa del suolo ed a quella ambientale, tutelando e valorizzando la cultura locale e favorendo il miglioramento culturale e professionale delle popolazioni montane.
Avrebbero dovuto altresì, promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio di competenza, perseguendo l’armonico riequilibrio delle condizioni delle popolazioni montane, garantendo, insieme ad altri enti locali operanti sul territorio, servizi capaci di incidere positivamente sulla qualità della vita.
Avrebbero dovuto esercitano funzioni amministrative delegate, ad esse,dallo Stato ,dalla Regione, dai Comuni facenti parte delle stessa Comunità.
Non si è verificato niente di tutto questo, da una attenta indagine emergerebbe in negativo il divario delle condizioni di vita delle popolazioni della montagna rispetto alle marine dalla nascita delle CM .
Attardarci ad analizzare il perché di questo vistoso fallimento, le gravi responsabilità di chi non ha delegato funzioni dovute, non giova alla causa. Così come non giovano alla causa, intanto dei circa quattrocento lavoratori senza stipendio da più mesi, i tentativi di inventare “fantomatiche Strutture”.
La Giunta Regionale si è infine impegnata a convocare un apposito tavolo per un confronto con le OO.SS , lo faccia subito e si decida intanto di separare le sorti dei lavoratori dall’Ente Comunità Montana.
I lavoratori vanno collocati in una “ Lista ad Esaurimento” con garanzia delle retribuzioni e di quanto necessario ai fini previdenziali e assistenziali, con priorità di utilizzo nell’ambito del proprio territorio, in attesa del pensionamento.
Le Comunità Montane vanno chiuse, i beni posseduti vanno poste in liquidazione e i proventi concorrono al pagamento delle retribuzioni del personale di cui si obbliga la Regione. La Calabria ha bisogno di queste decisioni , non di inventare l’acqua calda.
Carmelo Giuseppe Nucera Presidente Circolo di Cultura Greca Apodiafazzi
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