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Molto opportunamente, nel seguito delle dichiarazioni sullo scioglimento del comune di Reggio, il Ministro Cancellieri ha richiamato la necessità di “verificare la fedeltà dei dipendenti”.
È chiaro a tutti che la giunta comunale, in carica fino al 9 ottobre scorso, fosse preparata sin dalla metà gennaio al possibile scioglimento del Comune: di conseguenza ha predisposto una serie di delibere, impegni di spesa ed atti programmatici che dovessero diventare un percorso obbligato per i commissari prefettizi.
È per questo che attribuisco alla elegante malizia di qualche suggeritore l’inopinato intervento a gamba tesa contro Reggio, rappresentato dalle prime delibere commissariali che vanno ad incidere in modo pesante sul tessuto urbano ed urbanistico della città.
In un altro intervento rilevavo che la giunta, fatto gravissimo, non ha mai portato in Consiglio il Piano Strutturale Urbano, pagato profumatamente a fior di professori universitari, e si capisce perché: l’approvazione determinerebbe regole e vincoli che non potevano piacere a chi “modella” la città giorno per giorno, con brutture quotidiane e diffuse, senza controllo, nella più totale eterodiretta anarchia antipianificatoria, con buona pace dell’Università.
Bene farebbero i commissari (prima di qualunque atto) a tirare fuori dai cassetti il nuovo Piano, approvarlo, ed inviarlo alla Regione sollecitandone la definitiva ratifica. E a verificare la rispondenza (e soprattutto la priorità) delle loro scelte, visto che il PSC è stato redatto dall’attuale Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e dalla Direttrice del Dipartimento di Scienze Ambientali e Territoriali dell’Università Mediterranea di Reggio, ed ha coinvolto le valenze di Piano Regolatore Generale, Piano di Sviluppo Turistico e Piano di Governo del Territorio, come risulta dal curriculum del prof. Francesco Karrer.
Reggio non ha bisogno di cemento e poi ancora cemento. Reggio ha bisogno urgentissimo di frenare l’emorragia di forze lavorative sane, disoccupati, giovani, laureati, falcidiati dall’emigrazione. Il peggior criterio che si può adottare nel prendere decisioni di governo del territorio è quello indicato dallo stringato comunicato stampa: “perché si rischiava di perdere i finanziamenti se non impegnati entro il 31 ottobre”. È la devastante cultura di un’emergenza che dura da 40 anni, una cultura a cui bisogna dire punto e basta. Si trovano prima i soldi “facili” da spendere e poi si sventra la città per fare parcheggi, interventi senza senso, fini solo a se stessi, per affidare l’ennesimo appalto che non produce un solo posto di lavoro permanente. In passato ho invocato la necessità di una scelta chiara e netta a favore del trasporto pubblico su rotaia e su gomma, e contro il trasporto individuale su gomma: è meglio avere cinquanta cittadini su un autobus o cinquanta automobili con a bordo una sola persona? I parcheggi sono l’ultima follia che tenta inutilmente di far digerire il peggior rapporto che abbiamo nel mondo occidentale tra mezzi di trasporto e famiglie: una media di 3-4 per nucleo.
Piazza Duomo (che finalmente i commissari potrebbero intitolare alla Madonna della Consolazione) ha solo bisogno di un divieto di sosta, e di rifare l’impiantito sconnesso: non servono milioni di euro. Il Corso Garibaldi è un esempio unico in Europa di utilizzo della pietra bianca di Lazzaro, e porta ancora i segni della memoria storica del ’70. Basterebbe scrostare il catrame che copre la pietra di lava per restituirgli piena dignità: non servono 8 milioni di euro. Non si capisce proprio come Sovrintendenza Archeologica Regionale e Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici possano licenziare a tempo di record pareri favorevoli in zone archeologiche vincolate in cui appena si scava saltano fuori preziosi reperti. Chi ha autorizzato il mastodontico arco in cemento armato che devasta la prospettiva del Castello Aragonese?
Il progetto della giunta passata, con incredibili sponde nazionali, era questo: sventrare Piazza Garibaldi e Piazza del Popolo per parcheggi; sventrare Piazza Duomo per abbattere gli alberi e snaturarla; sventrare il Corso Garibaldi per rifarlo molto, molto peggio; e il tutto solo per spendere improduttivamente soldi. E i reggini, nei prossimi dieci anni, ci staranno a fare l’ennesima gimkana in mezzo a una città sfigurata?
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