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La discussione di questi ultimi giorni sull’apertura del reparto di cardiochirurgia a Reggio Calabria impone alcune riflessioni.
La sanità Calabrese è commissariata per l’attuazione del piano di rientro. È gestita da un Commissario ad acta, affiancato dai due sub Commissari nominati dal Governo e dai tecnici dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Questa struttura, nell’ottobre 2010, ha predisposto il riassetto della rete ospedaliera che prevede, per tutta la Regione, due Cardiochirurgie.
Il piano di rientro, approvato dal tavolo Massicci, ha dunque stabilito che la Calabria non può avere più di due Cardiochirurgie. Concetto ribadito autorevolmente anche dal ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Assodato questo, se nella nostra Regione possono esistere soltanto due Cardiochirurgie, è ovviamente illogico ed antieconomico che debbano essere situate nella stessa città (Catanzaro), a pochi chilometri l’una dall’altra, non tenendo conto che agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria esiste un reparto di cardiochirurgia già pronto, che aspetta solo di essere inaugurato. Per realizzare il “Centro del cuore” di Reggio sono stati spesi, fino a oggi, più di 20 milioni di euro. Molti reparti del Centro, come quello di emodinamica, sono stati attivati. Quello di cardiochirurgia è rimasto chiuso, con costosissimi macchinari ancora incellofanati.
La presenza a Reggio di un centro di alta specializzazione, come la cardiochirurgia, metterebbe in moto un volano economico formidabile per tutte le imprese del settore sanitario della nostra provincia, attivando un indotto non trascurabile per l’economia provinciale e l’impiego di risorse umane altamente qualificate, costrette sempre più spesso ad emigrare. E non è accettabile l’ipotesi di creare un distaccamento di uno dei due centri di Catanzaro con una suddivisione dei posti letto. Sarebbe un errore, madornale con conseguenze facilmente immaginabili: si realizzerebbero due reparti monchi con un assurdo lievitare dei costi.
Aprire il centro cardochirurgico a Reggio non significa derubare Catanzaro dei suoi servizi di eccellenza. Significa solo distribuire in modo razionale i servizi sanitari su tutto il territorio calabrese e, nel caso specifico di Reggio, coprire anche l’area al di là dello Stretto.
È necessario guardare agli interessi della comunità e accantonare argomentazioni paracorporative: non è con la difesa di singoli interessi territoriali che si costruisce il bene comune ricordando anche che quest’opera, voluta da Chiaravalloti, portata avanti da Loiero e ultimata dalla Giunta Scopelliti, travalica le appartenenze geografiche e politiche. Non è corretto, quindi, affrontare il problema evocando polemiche di bassa politica con miopi e pretestuosi discorsi di difesa di interessi da bottega.
Aprire una Cardiochirurgia a Reggio significa pensare esclusivamente alla salute del cittadino calabrese. Significa garantirgli cure, professionalità e servizi sanitari di qualità, senza costringerlo a fare costosi e talora fatali viaggi della speranza.
(dichiarazione presidente Dattola)
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