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“Solo per l’emergenza Soverato (settembre 2000) sono stati spesi circa cinquecento milioni di euro. Tale cifra, considerato che dal 1989 al 2009 sono stati stanziati solo trecento milioni di euro di fondi ordinari per interventi di “Difesa del suolo”, testimonia il paradosso di una regione che non riesce a passare dall’emergenza alla gestione ordinaria del territorio attraverso politiche sostenibili di uso del suolo e, per la riduzione del rischio idrogeologico, a programmi adeguati di previsione e prevenzione”. Parole pesanti quelle di Arcangelo Francesco Violo, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria che ha commentato quanto è accaduto negli ultimi giorni.
“Gli eventi di dissesto idrogeologico che nei giorni scorsi, per l’ennesima volta, hanno interessato la Calabria(in particolare la zona jonica), producendo ingentissimi danni – ha proseguito Violo – dimostrano ancora una volta quanto sia elevata la fragilità idrogeologica del territorio calabrese”.
Molto chiaro è stato il calabrese Paolo Cappadona, Consigliere Nazionale dei Geologi (CNG). “Dal 2008 registriamo sistematicamente eventi di dissesto geo-idrologico che colpiscono intensamente il territorio regionale – ha affermato Cappadona – con danni ad oggi stimati per oltre un miliardo e mezzo di euro. In alcuni casi, purtroppo, anche con la triste perdita di vite umane.
Negli ultimi quindici anni ben nove Ordinanze di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno riguardatola Calabria. Lerisorse economiche messe a disposizione per fronteggiare le emergenze sono state importanti; le stesse, tuttavia, sono state spesso utilizzate senza una adeguata pianificazione preventiva e senza una precisa logica progettuale per la mitigazione e la riduzione dei rischi”.
Inoltre “dalla lettura degli atti deliberativi della Giunta Regionale risulta che, a seguito degli eventi alluvionali dell’inverno 2008/2009, fu rimodulata parte della programmazione dei fondi strutturali destinando la ingente cifra di 900 milioni di euro ad opere di messa in sicurezza e risanamento territoriale. La buona e condivisibile intenzione programmatoria si è poi ridimensionata – ha dichiarato Francesco Fragale, segretario dell’Ordine dei Geologi della Calabria – per il venir meno di alcune delle fonti di finanziamento individuate (indisponibilità fondi FAS) traducendosi infine in un programma di I° fase di importo pari a circa 172 milioni di euro; una cifra comunque ingente e senza precedenti storici ma che rappresenta la soluzione soltanto per il 20% dei danni prodotti. Il programma di interventi (attualmente tutti in corso di esecuzione) è stato definito, di concerto con le cinque Amministrazioni Provinciali individuate quali Enti Attuatori insieme ai comuni interessati.
In tale contesto, nel quale l’entità delle risorse summenzionate risultano essere quanto mai indicative di una condizione reale estremamente penalizzante in termini di impatto sociale ed economico, si colloca l’Accordo di Programma Quadro (APQ) siglato nel mese di novembre 2010 tra il ministero dell’Ambiente ela Regione Calabriache prevede la realizzazione di interventi urgenti di mitigazione del rischio idrogeologico per un importo complessivo di 220 milioni di euro (il 50% cofinanziato dalla stessa Regione Calabria). Tali investimenti, nonostante fossero insufficienti per mettere in sicurezza l’intero territorio regionale, senza dubbio avrebbero comunque rappresentato un apprezzabile contributo per la risoluzione delle criticità più urgenti.
Ed invece, ad oltre un anno e tre mesi dalla stipula dell’accordo, nessun intervento tra quelli programmati risulta in corso di esecuzione o in fase di appalto dei lavori!
Ciò nonostante lo stesso APQ prevedesse l’istituzione di una Struttura Commissariale autonoma”.
“E alla luce di tale constatazione risulta “quasi paradossale rileggere proprio le motivazioni riportate nell’atto di nomina – ha proseguito Arcangelo Francesco Violo, Presidente Geologi Calabria – da parte del Ministero dell’Ambiente del Commissario Straordinario Delegato per l’attuazione dell’Accordo di Programma che citano “….le particolari ragioni d’urgenza connesse alla necessità di intervenire nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico….” per le quali “… è necessario assicurare, alla luce della complessità delle procedure…… una gestione commissariale capace di accelerarne la realizzazione….”.
“In altre realtà regionali – ha concluso Paolo Cappadona del CNG – come ad esempio in Basilicata, le Strutture Commissariali istituite nell’ambito dello stesso APQ con il Ministero dell’Ambiente, sono riuscite, già da tempo, ad avviare in sinergia con le professionalità locali, le procedure tecnico-amministrative per la realizzazione degli interventi di mitigazione e riduzione dei rischi geo-idrologici presenti nel territorio regionale lucano.
Anche in Calabria auspicavamo un avvio celere delle attività previste nell’APQ, soprattutto con il coinvolgimento di professionisti tecnici locali, esperti del territorio in cui abitualmente operano, capaci di fornire un valido contributo professionale. Ma così non è successo: nessuna attività prevista nell’APQ è stata ancora avviata in concreto, mentre il territorio calabrese continua a “rompersi a pezzi”. Ciò rappresenta una condizione inaccettabile che segna pesantemente la nostra regione non soltanto in termini ambientali, ma anche in termini di impatto economico e sociale”.
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