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“Non possiamo che accogliere con favore l’invito del presidente di Confindustria Andrea Cuzzocrea a partecipare ad un dibattito sulla spinosa questione del porto di Gioia Tauro, tuttavia non possiamo non segnalare come cotanto interesse, non sia stato preceduto da un costante impegno per il rilancio per lo strategico scalo calabrese”. È quanto affermano il candidato pentastellato alla presidenza della Regione Cono Cantelmi e il candidato consigliere Daniele Morabito, che in una nota congiunta sottolineano come “qualsiasi soluzione per il porto non può che passare da un necessario ripensamento sulla concessione a MCT, che di fatto ha generato un monopolio lungo cinquant’anni che ancora oggi mortifica l’efficienza e l’efficacia dello scalo e regala ai privati un bene della comunità. Fino a quando Medcenter non sarà obbligata a utilizzare pienamente le banchine o liberarle per far entrare altri operatori, un bene costruito con i fondi della comunità tutta rimarrà unicamente ad appannaggio di un privato”. Un problema che per Cantelmi e Morabito, “ si unisce alla manifesta incapacità della classe dirigente, che negli anni ha “governato” la Regione, dimostrando solo la totale incapacità di elaborare piani di investimento mirati a mettere in relazione le attività portuali con il traffico dei teu su strada (attualmente fermo a solo l’1,7%), su ferrovia (solo al 3%), e via aerea (0%)”. Il risultato della “palese incompetenza di chi ha governato questa regione” per Cantelmi e Morabito è sotto gli occhi di tutti “non solo il porto non viene sfruttato al 100% delle sue potenzialità, non solo lavoratori ed operai sono costretti da tempo ad un’umiliante cassaintegrazione a rotazione, ma 24 magazzini refrigeranti al Porto di Gioia Tauro rimangono inutilizzati frenando quella cosiddetta “catena del freddo” che garantirebbe un ritorno economico immediato per tutto il reggino, se non per tutta la regione”. Per i due pentastellati infatti, qualora la catena del freddo fosse implementata in maniera efficace ed efficiente, i risultati sarebbero immediatamente visibili in termini di “assunzioni di lavoro nei magazzini, incremento di fornitori e trasporti, esponenziale aumento dell’indotto con immediate ricadute sull’agricoltura calabrese, oggi aggredita dall’illogico accordo UE – Marocco sull’ importazione di arance”. Queste – dicono i pentastellati – “non sono che misure minime e immediatamente attuabili, ma accanto a queste sono necessarie riforme di sistema, che permettano allo scalo di divenire fonte di sviluppo e non di problemi, come quelli causati dall’ormai onnipresenza delle ndrine. Per Cantelmi e Morabito, solo “operazioni incisive sulle tasse di ancoraggio, sulle accise sui carburanti, sulla fiscalizzazione degli oneri sociali esull’istituzione della Zes potranno rendere competitivo il porto ed elevare Gioia Tauro “a capitale economica della Calabria”. Tuttavia – concludono “solo un’attenta e accurata pianificazione, difesa senza riguardo alcuno per le logiche di partito e schieramento con il governo nazionale ed europeo potrà salvare Gioia Tauro. Per far questo però è necessaria una credibilità che fino ad oggi nessuno ha dimostrato di possedere”
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