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“Finalmente la primavera”: questo potrebbe essere il pensiero ricorrente dei responsabili e dei volontari della Protezione Civile italiana dopo il lungo, lunghissimo inverno di disastri annunciati che hanno interessato il nostro Paese da nord a sud, senza nessuna discriminazione.
E’ tempo di bilanci dunque, ma è anche tempo di dar corso ad una seria politica di prevenzione che impedisca, con il ritorno inevitabile del maltempo invernale, il ripetersi delle emergenze cui abbiamo assistito.
Per questo motivo, da volontario impegnato con la più grande associazione di Protezione Civile di Reggio Calabria (l’IPF Istituto per la Famiglia), mi preme sottolineare alcuni aspetti legati ai compiti assegnati e all’utilizzo effettivo che dei volontari viene fatto in Italia, perché si prendano le dovute misure per rendere il nostro impegno davvero utile al paese.
Comincerei con il sottolineare quella che potrebbe apparire una ovvietà, cioè che la prevenzione è la migliore difesa contro le catastrofi naturali, che sono ovviamente imprevedibili nella misura ma di cui possiamo certo stimare gli effetti e quanto questi dipendano dall’interazione dell’uomo con l’ambiente. Ritengo essenziale che l’attività della Protezione Civile si specializzi in direzione di una azione di tutela del territorio, che pure è già prevista tra i suoi compiti istituzionali almeno in termini di valutazione dei rischi, ma che per essere davvero efficace dovrebbe affiancare quella di controllo del territorio coadiuvando gli organismi territoriali preposti. Dunque ai volontari di Protezione Civile andrebbero assegnati compiti di controllo e verifica del territorio, in virtù del fatto che troppo spesso gli eventi naturali si trasformano in disastri perché impattano con la scellerata interazione dell’uomo con l’ambiente.
Da qui il secondo elemento di riflessione che vorrei proporre, relativo alla necessità di assoldare, tra le file dei volontari, sempre più professionisti e tecnici capaci di dare risposte, come abbiamo appena detto, proprio in termini di prevenzione e di controllo che non solo di intervento a disastro ormai avvenuto. Non me ne vogliano i tanti ragazzi che, con il loro grande cuore, sono capaci di portare soccorso e spesso anche conforto alle popolazioni colpite da emergenza: ma il loro grande altruismo non è più sufficiente; occorre puntare ad evitare situazioni di rischio prima ancora che, diventate disastri, sia necessario intervenire con la macchina dei soccorsi.
Allo stesso modo, è ormai chiaro a tutti come, per rendere efficaci gli interventi dei soccorritori in caso di disastro, sia necessario stabilire una interfaccia permanente tra le Associazioni di volontariato e il Dipartimento di Protezione Civile, interfaccia che presupponga un continuo scambio in ambito tecnologico, formativo e informativo, e soprattutto in termini di sostegno tecnico e di dotazione di mezzi.
Infine resta da chiedersi che effetto avrà il federalismo fiscale in termini di autonomia degli enti locali, cui pure sono state già affidate le competenze territoriali in materia di protezione civile: se non verrà mantenuta “una regia” dall’alto che siano almeno chiariti limiti e competenze in termini economici e legislativi.
“Finalmente primavera” dunque, sperando che sia anche “una nuova primavera” per la Protezione Civile Italiana.
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