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Prosegue a ritmi frenetici, il “lungo viaggio” di Calabria Etnica alla scoperta delle radici e delle tradizioni del territorio nostrano. Nei giorni scorsi, l’Associazione ha fatto tappa nella valle del Sant’Agata.
L’intensa giornata che i partecipanti hanno trascorso tra Cataforio e San Salvatore, è stata pianificata in modo tale da ripercorrere tutte le usanze e le tradizioni coreutiche e agropastorali, che caratterizzano i borghi della vallata.
Al primo appuntamento mattutino Calabria Etnica è stata calorosamente accolta dallo storico gruppo folkloristico degli Agatini, i quali, con in testa il Presidente Beniamino Scopelliti, hanno invitato la “folta comitiva” presso la loro sede. Momenti davvero suggestivi, caratterizzati dai ragazzi che indossavano i costumi tipici del luogo, e dalla colazione “all’usu anticu” ovvero quella che i pastori solevano fare quotidianamente a base di siero del latte, ricotta calda, pane di grano e miele.
Un sottofondo musicale, con le note della lira calabrese e di un tamburello (suonati per imprimere da subito i connotati all’evento) anticipava una degustazione veloce, con successiva partenza con la guida del posto Valeria Varà, per la visita ai ruderi della suggestiva e misteriosa Motta Sant’Agata, dove ancora oggi si possono osservare le tracce di quella antica e gloriosa città. Basta percorrere il sentiero che attraversa la rupe, per ritrovare infatti i segni di quelle che un tempo furono Chiese, case ed edifici pubblici pieni di vita.
Grazie alle narrazioni della sopracitata Varà, formata professionalmente dal Prof. Orlando Sorgonà, la visita ha assunto subito il fascino degno del migliore dei viaggi a ritroso nel tempo.
Per proseguire il percorso culturale, in tema con la giornata, anche il pranzo è stato predisposto nella cascina di campagna, messa a disposizione dalla famiglia Varà: un meraviglioso casolare rurale, immerso tra i fiori e gli alberi d’agrumi . Durante quello che comunemente viene definito “convivio” (ovvero il banchetto tra amici che si svolge ancora oggi nelle nostre campagne, e deriva direttamente dall’antichissimo termine greco “Sissizio”) venivano degustati i tantissimi prodotti tipici della zona, contrassegnati dall’inconfondibile marchio calabrese.
Ma come spiegatoci nell’intervento pomeridiano a cura dell’etnomusicologo Sergio Di Giorgio, parlare di convivio nella valle del Sant’Agata, significa anche parlare del “suono antico”, che ancora oggi è vivo grazie anche alla presenza nei borghi dei gruppi folkloristici e delle varie Associazioni, come quella degli “Zampognari di Cardeto”, presieduta da Sebastiano Battaglia, e “Tradizionando” del Maestro Artigiano Bruno Pitasi (quest’ultimo, è uno degli ultimi costruttori di tamburelli della nostra regione). Il pomeriggio è dunque trascorso all’insegna dei più tradizionali elementi della Vallata del S.Agata: suonate di “ciurameddhi” ( zampogne ), organetti, tamburelli, mottette antiche e dimostrazioni della danza tradizionale dell’Aspromonte Greco.
L’entusiasmo e la soddisfazione dei partecipanti, è la dimostrazione del fatto che il riscatto sociale della nostra regione passa attraverso la riscoperta dell’identità culturale. Del Resto, Calabria Etnica è nata per preservare e portare alla luce gli elementi cardine della nostra cultura, e non è certo un caso se l’ultima manifestazione è stata organizzata proprio in uno dei luoghi dove l’aspetto antropologico è ancora marcatamente contraddistinto da una impronta arcaica.
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