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di Giulia Cannizzaro
La questione sociale, politica ed economica del precariato calabrese rimane un nodo irrisolto. Ancora una volta i lavoratori lsu-lpu sono costretti a scendere in piazza per rivendicare i loro diritti. La gestione dei lavori socialmente utili e le azioni di politica attiva del lavoro riferita ai lavoratori LSU, è demandata alle Regioni, che agiscono sulla base di convenzioni con il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e non prevede il versamento dei contributi pensionistici.Questi lavoratori in nero legalizzato dallo Stato che da circa 17 anni svolgono il loro servizio presso gli enti pubblici locali e regionali, vedono messo a rischio il proprio posto di lavoro.
Tante le manifestazioni e altrettante le promesse non mantenute da parte della Regione Calabria.bIn modo particolare, lo scorso 8 maggio gli lsu-lpu, in seguito ad una manifestazione tenutasi a Catanzaro e successivamente a Roma , ricevono la promessa di una stabilizzazione definitiva, che ancora non è stata attuata. Tramite un comunicato stampa dello scorso 3 luglio il Presidente Scopelliti e l’Assessore Salerno, comunicano ai lavoratori la notizia che anche le 40 ore di integrazione mensile vengono eliminate ed ognuno di loro è costretto a vivere con 572 euro mensili . I 5000 lavoratori in altre parole, andranno ad aggiungersi alle migliaia di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà. E’ per questo stato di cose che il sindacato Usb organizza l’ennesima manifestazione che si terrà oggi presso il palazzo Campanella sede della Regione Calabria alle ore 10.
Un forte boato proviene dalle parole del sig. Aurelio Monte, rappresentante del sindacato Usb, il quale afferma che ”lotteremo fino a quando non vedremo tutelati i nostri diritti e lo faremo con determinazione perché il lavoro che con impegno abbiamo svolto per anni non può non essere preso in considerazione. Basta con le promesse, vogliamo tutela, dignità e certezze per il futuro”.
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