Bronzi di Riace, nessun processo di corrosione in atto

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«Le notizie allarmistiche diffuse in queste ore dai mass media, circa la ‘malattia’ dei Bronzi di Riace sono infondate. Le statue, che costituiscono le due opere più identitarie del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, sono sottoposte a continui controlli e la loro esposizione al pubblico avviene in un ambiente con microclima monitorato. Anche l’accesso del pubblico alla sala avviene mediante “vani filtro” nei quali i visitatori devono sottostare a un apposito trattamento».

A parlare il Direttore del MArRC, Carmelo Malacrino, a seguito dell’intervista telefonica rilasciata dal prof. Buccolieri all’agenzia Ansa.

«Sono rimasto sorpreso di quanto riportato – continua Malacrino. Il convegno che si è tenuto al Museo, all’interno dell’iniziativa “Arte è Scienza” promossa dall’Associazione Italiana di Archeometria, è servito proprio a riunire e mettere a confronto alcuni dei ricercatori che negli ultimi anni hanno svolto indagini di laboratorio sui Bronzi di Riace. I dati sulle patine presentati dal prof. Giovanni Buccolieri dell’Università del Salento, raccolti negli anni in cui le due statue venivano sottoposte a interventi diagnostici e conservativi all’interno del laboratorio allestito, con i restauratori dell’Istituto Centrale per il Restauro, nella sede del Consiglio Regionale a Reggio Calabria, sono molto importanti – prosegue il Direttore – non solo per scoprire nuovi aspetti sulla loro vita nell’antichità, ma anche per guidarci nell’assicurare al meglio la loro vita attuale e futura. E nulla di quanto ha riportato il prof. Buccolieri al convegno ha fatto riferimento a macchie sospette sul volto, sulle gambe e sull’addome».

«Sicuramente sui Bronzi ci sono residui di cloro – precisa il professor Buccolieri – ma questo non indica la presenza di processi attivi di corrosione, in quanto i Bronzi sono conservati in condizioni di temperatura e umidità controllate: tali condizioni ovviamente non permettono, anche in presenza di cloro, processi corrosivi sui bronzi stessi. Considerando l’unicità dei Bronzi di Riace sono auspicabili dei controlli periodici che confermino l’assenza di qualsivoglia reazione chimica ed elettrochimica. D’altronde, uno degli scopi della mappatura degli elementi che caratterizzano le patine dei bronzi, eseguita nel 2010-2011, era proprio quello di identificare le regioni con presenza di cloruri per poterle valutare nel tempo. Il controllo periodico di opere di interesse storico artistico è da considerare come una normale procedura per la salvaguardia dell’opera stessa. Escludo quindi la possibilità che in queste condizioni si possa parlare di “cancro del bronzo” relativamente ai Bronzi di Riace».

«Le due statue restituiteci dal mare di Riace rappresentano le opere più importanti delle nostre collezioni – conclude Malacrino. È importante sia mantenuta alta l’attenzione sui Bronzi di Riace e sulla loro fragilità,già stabilita da un’apposita commissione istituita due anni fa dal Ministro Franceschini. Una fragilità che conferma ancora oggi la loro inamovibilità dal nostro Museo».

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