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“Uomini, economia e fiscalità in una terra in Calabria ultra”. Questo il titolo del lavoro di ricerca dello storico locale, Pino Macrì, sul catasto onciario di Bovalino, presentato qualche giorno addietro nei locali dell’aula magna del Liceo Scientifico La Cava di Bovalino. Presenti all’incontro organizzato dal Gruppo Spontaneo Fondazione Marzano in collaborazione con la Pro Loco di Bovalino, il Liceo scientifico “F. La Cava”, la testata giornalistica “in Aspromonte” e moderato da Gianfranco Marino, oltre all’autore, anche, il Prof. Giuseppe Caridi dell’Università di Messina e presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, l’onorevole Domenico Romano Carratelli, il professor Vincenzo Cataldo dell’Università di Messina e Antonella italiano Direttore responsabile del mensile In Aspromonte. Due ore di full immersion nella storia, tra date, contributi filmati e curiosità che diventano un’istantanea della realtà bovalinese ma più in generale della provincia reggina e dell’intera regione in un preciso periodo storico, proprio come conferma l’autore a margine dell’incontro.
“Il Meridione in generale – dice Macrì – fino ad arrivare alla Calabria, alla provincia, al singolo paese ed ai casali, non può che essere una pedina in uno scacchiere più grande, soffrendo perciò di una pericolosa perdita di identità. Il recupero di identità è simile al recupero degli antichi dialetti che non deve essere occasione per rispolverare i soliti campanilismi, quanto invece momento di confronto per una storia dei popoli che non sia la storia delle date, delle guerre delle classi dominanti, insomma, recupero della dimensione umana. Peraltro, nella compilazione dei catasti i soliti poteri forti giocarono fino in fondo la carta delle interpretazioni a proprio tornaconto. La Calabria – conclude Macrì – non fu da meno del resto del regno, e nemmeno il catasto di Bovalino fu immune, quantomeno, da furbizie, imprecisioni ed omissioni, più o meno volute: sorprendentemente, però, in molti aspetti risulterà paradigmatico di una intera regione e la sua lettura apre uno squarcio sulla comprensione di larghi settori della società calabrese del Settecento”.
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